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Il complesso rupestre della “Croce santa” a Rosolini

di Marco Monterosso
croce santa

Poco dopo il 3° km della strada provinciale 27, che da Rosolini conduce a Modica, si innesta una stradella asfaltata che consente di scoprire quello che Aldo Messina definì “uno degli episodi rupestri più interessanti di tutta l’Isola”: il santuario rurale della Croce Santa.

Il complesso, originariamente dedicato a San Teodoro, assunse tale nome solo a metà Cinquecento quando, secondo la tradizione, un bue che si era smarrito fu ritrovato in una grotta ricoperta di rovi, accovacciato come a venerare una croce lignea.

Al di la della legenda, comune tra l’atro a gran parte degli antichi luoghi rupestri, “riscoperti” tra XVI e XVII secolo dalla devozione popolare a seguito di un evento miracoloso, l’unicità del complesso consiste nella sovrapposizione di ben quattro chiese scavate in epoche diverse.

Il complesso rupestre della “Croce santa” a Rosolini

In una data imprecisata, nei pressi del casale medioevale di Cozzo Cisterna, si insediò una comunità monastica al cui servizio fu realizzata una prima chiesa, in parte cavata dalla roccia e in parte in muratura.

Dotata di una struttura muraria di modesto spessore, si può supporre che l’edifico era dotato di una copertura lignea. Essendo la parte absidale rivolta ad Ovest, non rispettando cioè l’orientamento liturgico, si presuppone che questa chiesa sia la più antica.

Successivamente, probabilmente a causa del dissesto della parte in muratura della prima chiesa, fu realizzato un secondo oratorio, questa volta interamente rupestre e di maggior volume e pretese.

Anche di questa chiesa rimane ben poco, solo alcuni pilastri, che potrebbero rappresentare i resti superstiti di un crollo della falda rocciosa, che potrebbe essere stato determinato dal disastroso terremoto del 1167.

Il complesso rupestre della “Croce santa” a Rosolini

A seguito di quel crollo fu scavata una terza chiesa, anch’essa interamente cavata nella roccia ma più piccola e ad unica navata, con abside circolare orientata ad Est e riccamente decorata da affreschi, oggi molto degradati.

Sulle due pareti laterali, ai fianchi dell’abside, sono rappresentati il Cristo e la Vergine, invece nella teoria dei santi che segue, sono presenti per primi S. Pietro e S. Stefano, poi San Teodoro, a cui la chiesa era dedicata, e un’annunciazione.

Agli angoli esterni si possono scorgere la figura di un santo monaco (forse S. Antonio o S. Ilarione) e di una santa monaca non identificabile.

Durante la ristrutturazione cinquecentesca gli affreschi furono raccordati con un’unica fascia e pesantemente ricolorati, in modo spesso grossolano.

Il complesso rupestre della “Croce santa” a Rosolini

L’ultima fase edificatoria che interessò il complesso e che sistemò l’area cosi come oggi la vediamo, come riportato in un’iscrizione presente nell’abside risale al 1533, all’epoca del miracoloso ritrovamento del crocifisso.

La vecchia chiesa, probabilmente già abbandonata, venne sistemata con un avancorpo in muratura che ne allungò l’asse verticale e fu dotata di una facciata “aderente al nuovo linguaggio architettonico del tempo”.

Venne inoltre scavata un ulteriore chiesa anch’essa a navata unica con abside semicircolare che, essendo legata al fatto miracoloso, divenne nota come “grotta del bove”.

Nella chiesa cinquecentesca, secondo Messina, appare evidente una certa l’influenza controriformistica che spingendo a “ripristinare le antiche forme”, portò alla realizzazione di alcuni elementi architettonici, di ispirazione tarda.

Il complesso rupestre della “Croce santa” a Rosolini

Spopolato oramai il vicino casale di Cozzo Cisterna, quelle terre, a metà Seicento, furono concesse in enfiteusi dai Platamone, baroni di Commaldo, al collegio dei gesuiti di Modica. Questi, oltre ad impiantarvi una florida azienda agricola, si presero probabilmente cura del sito religioso finché, nel 1767, furono scacciati dal regno.

Popolata intanto Rosolini, nel 1712, la Croce iniziò ad essere portata processionalmente in paese durante la festa commemorativa del suo ritrovamento e, secondo Faustino Maltese, anche in particolari “casi di necessità”: “Per quanto è alla mia cognizione posso asserire che in tutte le circostanze di carestie e di flagelli ricorrevasi a detto simulacro. Andava un sacerdote e tutto il popolo sino a valle ove era l’Eremo e processionalmente si portava la Ss. Croce nella Matrice Chiesa, ove si tratteneva con tutta devozione finché non si otteneva la grazia ed in processione si restituiva al medesimo luogo”.

Nel 1792, approfittando forse della cacciata dei gesuiti e dello stato di degrado in cui versava il complesso religioso rupestre, la croce fu definitivamente trasferita nella chiesa madre di Rosolini, che già dal 1742 fu intitolata al Crocifisso e in cui, ancora oggi, si trova.

Il complesso rupestre della “Croce santa” a Rosolini
Foto di Angelo Magnano ©

Per saperne di più:
Faustino Maltese, Notizie dell’eremo di Crocesanta in Rosolini per il notaro Faustino Maltese, 1901.
Aldo Messina, Le chiese rupestri del siracusano, 1979.
Salvatore Giglio, La cultura rupestre di età storica in Sicilia e a Malta, 2002.

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