Salvo Baio auspica che siano trovate soluzioni condivise per rilanciare l’impianto
Salvo Baio recupera le ultime “puntate” del caso Ias puntualizzando alcuni aspetti: l’attività del depuratore non si è mai fermata, neanche dopo le decisioni del Riesame.
“Del depuratore Ias si parlerà in un’ apposita riunione d’urgenza convocata a Roma per giovedì prossimo “alla luce – scrive il ministro delle Imprese, Urso – delle recenti decisioni del tribunale del Riesame di Roma, in merito all’ordinanza del tribunale di Siracusa, che hanno di fatto bloccato la prosecuzione delle attività del depuratore, compromettendo le operazioni di aziende di primaria importanza come Isab, Versalis, Sasol, Sonatrach”.
Una situazione, questa, che potrebbe provocare, secondo Urso, un disastro occupazionale.
Niente di tutto questo. Al ministro Urso e agli esponenti del centrodestra che si sono allineati alle sue dichiarazioni diamo una notizia: “di fatto” il depuratore consortile, per senso di rsponsabilità dei magistrati siracusani e dell’amministratore giudiziario, non si è fermato neanche un’ora da quando è sotto sequestro e ha continuato a depurare ininterrottamente i reflui delle grandi industrie del petrolchimico.
Non solo, ma mentre certa politica e l’Associazione degli industriali continuano ad insistere sulla dismissione del depuratore Ias, i soci privati, cioè le industrie, d’intesa con l’amministratore giudiziario, stanno effettuando a spese proprie importanti interventi di risanamento nell’impianto per migliorare la qualità della depurazione.
Dunque, la tesi del governo nazionale, replicata da quello regionale, che attribuisce al tribunale di Roma (il quale ha rimesso alla Corte Costituzionale la decisione riguardante la sede competente a pronunciarsi sui ricorsi presentati dal Governo e dalle industrie sulla disapplicazione da parte del giudice Palmeri del decreto interministeriale Urso/Pichetto Fratin) la responsabilità di aver bloccato il depuratore Ias, è “di fatto” priva di fondamento.
Al tribunale romano viene rimproverato di non aver esaminato il merito della vicenda, come a dire che, se l’avesse fatto, avrebbe accolto i ricorsi del governo e delle industrie, dando torto ai giudici siracusani.
Tesi tutta da dimostrare, dalla quale però il ministro delle Imprese Urso e il presidente della Regione Schifani fanno discendere il rischio di un disastro occupazionale che colpirebbe 4500 lavoratori e le loro famiglie, rischio derivante dal presunto blocco della depurazione dei reflui industriali da parte dell’Ias, blocco che, lo ripetiamo, non c’è mai stato.
E’ senz’altro positivo che il centrodestra abbia “riscoperto” l’indispensabilità del depuratore Ias, considerato che appena un mese fa il commissario dell’ Asi non aveva esitato ad attribuire alla Regione la volontà di disfarsene e il sindaco di Melilli Carta, e non solo lui, non aveva perso occasione per dichiarare che la sua chiusura era inevitabile.
Il presidente Schifani ora dichiara di essere “in piena sinergia col governo nazionale e continuerà (sic) a fare tutto ciò che è nelle proprie competenze per tutelare i lavoratori, le loro famiglie e il tessuto produttivo del territorio”.
Quello che il presidente Schifani dovrebbe fare è scritto nel decreto interministeriale Urso/Pichetto Fratin che, nonostante sia stato disapplicato dal Gip Palmeri, non cambia di una virgola i suoi obblighi sia perchè il depuratore è di proprietà della Regione e sia perché spetta alla Regione risolvere le questioni ambientali del territorio.
La convocazione da parte del ministro Urso di un tavolo romano dedicato all’Ias è comunque un segnale positivo e potrebbe essere l’occasione buona per trovare soluzioni condivise, ricostruendo il clima giusto per rilanciare il depuratore e per riscrivere le misure di bilanciamento, tenendo conto delle osservazioni dei magistrati”.
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