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La chiesa di Sant’Andrea in territorio di Buccheri

di Marco Monterosso
La chiesa di Sant’Andrea in territorio di Buccheri

La chiesa di Sant’Andrea, in contrada Ragameli, distante circa 5 km da Buccheri, seppur poco conosciuta e visitata, rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura religiosa sveva del nostro territorio

Per le sue linee architettoniche, per certi marchi presenti sui conci lapidei e dal parziale riscontro di alcuni documenti successivi, è infatti opinione consolidata che la chiesa risalga alla prima metà del XIII secolo.

In realtà le notizie sulla chiesa sono scarsissime anche perché l’edificio appare del tutto sconosciuto alla letteratura almeno fino al 1978, quando Giorgio Flaccavento dedica all’edificio un breve saggio sulla rivista Tabellarius di Ragusa.

Nella località che in età medioevale era chiamata Rahalmeni, come in numerosi altri luoghi siciliani, esisteva un casale mussulmano – rahal in arabo vuol dire proprio casale – integrato nel tollerante sistema di governo normanno.

In epoca sveva tale clima di tolleranza fu però violentemente interrotto da Federico II che, avviando una sistematica azione di smantellamento dei residui nuclei musulmani, ne deportò la popolazione.

Probabilmente tale destinò riguardo anche il casale di Ragameli su cui fu costruita una chiesa che segnava, in maniera definitiva e perentoria, il ritorno di quel territorio alla cristianità ma soprattutto al ferreo controllo della corte sveva.

La chiesa di Sant’Andrea in territorio di Buccheri

Seppur non ne specifica il nome un documento del 1308-1310 attesta la presenza di una Ecclesia seu cappellania apud casale Rachalmenum soggetta ad un contributo di Onze 1.4 come decima ecclesiastica. (P. Sella, Rationes decimarum, Sicilia, 1944) Viste altre concessioni di Federico II è probabile che la chiesa che oggi conosciamo come Sant’Andrea fu affidata al governo dei Cistercensi e che svolgeva il ruolo di grangia (cioè fattoria) di un convento più importante.

In ogni caso, a giudicare dai resti delle strutture murarie ed edilizie che si protendono ad ovest della chiesa, l’edificio superstite era certamente parte di un complesso ben più esteso.

La chiesa, a navata unica, che misura all’esterno mt 13,80 x 8 ed è attualmente alta mt 6,40, presentava l’altare canonicamente rivolto ad oriente.

In una data non precisabile tale orientamento fu però radicalmente ribaltato, ricavando una porta d’accesso proprio nell’abside in cui doveva essere, in origine, collocato l’altare. (V. Zoric, La chiesa sveva di Sant’Andrea, 2003) Alcune incisioni presenti nei conci della struttura tra cui un “nodo di Salomone” hanno fatto ipotizzare una qualche forma di presenza in quei luoghi dell’ordine templare ma questa circostanza, non supportata da alcuna documentazione, appare oggi solo una suggestiva congettura.

La chiesa di Sant’Andrea in territorio di Buccheri

Nel corso dei secoli la chiesa cadde varie volte in abbandono e già nel 1566 il vescovo Giovanni Orosco de Arzés, dopo averla visitata, ne ordinava il rispristino. Nel corso del Settecento “le cospicue rendite della chiesa, già godute dai monaci, caddero in potere del clero secolare di Buccheri” (G. Flaccavento, Una chiesa inedita dell’età sveva. Sant’Andrea presso Buccheri, 1978).

Nel 1778 il vescovo Alagona conferì quelle rendite, stimate in 50 Onze annue, al Capitolo della Cattedrale di Siracusa che assumeva cosi l’obbligo di curare, oltre gli arredi sacri e la celebrazione delle messe nei giorni festivi, anche la manutenzione dell’edificio.

Nel 1856, la chiesa risultava tuttavia chiusa e abbandonata così il parroco di Buccheri Francesco Petruzzello scrisse al vescovo di Noto lamentando come “di fronte alla doviziosa rendita stava la meschinità della Chiesa di Sant’Andrea che presentava muri screpolati, pavimenti consunti, tetto logoro e sfondato che lasciava entrare nel tempio l’acqua piovana” (L. Arminio, Buccheri dalla Contea al Principato, 1990) L’intervento del parroco non fu vano poiché, l’anno successivo, l’edificio venne restaurato impegnando la somma di 30 Onze del Capitolo siracusano.

La chiesa di Sant’Andrea in territorio di Buccheri

Sebbene acquisita da privati, probabilmente dopo le leggi eversive dell’asse ecclesiastico, la chiesa fu sporadicamente aperta al culto fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo finché, dopo essere stata abbandonata e vandalizzata per circa un cinquantennio, fu ricondotta al patrimonio demaniale del comune di Buccheri.

Nel 2000 è stata oggetto di un ampio lavoro di restauro, curato dalla Soprintendenza di Siracusa, che ha consentito di garantirne ancora oggi la sopravvivenza.

Le indagini archeologiche propedeutiche al restauro hanno rilevato la presenza di un edificio religioso preesistente, probabilmente d’età normanna.

Foto tratte da “Il nodo e la mandorla – La chiesa di S. Andrea a Buccheri, Siracusa” Accademia di Belle arti di Catania, 2021

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