Nonostante il mito borbonico di un’isola in cui “si passa sempre da un feudo in un altro, cioè dalle terre di un gran proprietario nelle terre di un altro” in Sicilia l’elemento urbano ha rappresentato, e sin dall’antichità, uno dei tratti peculiari del suo paesaggio
Tratto non solo geografico ma soprattutto politico perché strettamente connesso al ruolo che questi centri giocarono nell’esercizio delle loro funzioni delegate di governo.
Tuttavia, almeno dal punto di vista storiografico, il ruolo fondamentale delle realtà urbane siciliane emerge solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso quando un radicale mutamento di prospettiva riesce a scardinare alcuni paradigmi consolidati e un certo approccio ideologico volto ad inquadrare la “questione meridionale” solo all’interno della dicotomia città/campagne. In realtà appare ormai una tesi consolidata che “le città ed i poteri urbani hanno avuto nella storia della Sicilia, anche medioevale e moderna, un ruolo centrale più che il potere baronale ed ecclesiastico, o qualunque altro tipo di aggregazione territoriale e sociale di tipo rurale”. (D. Ligresti, Centri di potere urbano e monarchia ispanica nella Sicilia del XV-XVII secolo, 2010)
Ma al di là delle più antiche ed importanti città del nostro territorio, ricche di monumenti e altre tracce del loro glorioso passato, quando nascono i comuni in cui oggi viviamo ? Quando si definisce la rete di realtà municipali che costellano il nostro territorio e che giunge fino a noi ?
I programmi scolastici e le iniziative culturali dei singoli comuni sembrano, almeno per la gran parte dei casi, non essere in grado di rispondere in modo appropriato a queste domande cosicché molti di noi vivono in contesti cittadini di cui non riescono ad inquadrare un percorso di genesi e sviluppo coerenti.
Come è noto la ricerca archeologica e le prime fonti hanno consentito di delineare un modello istituzionale del nostro territorio antico dominato da Siracusa che, dopo aver fondato la sub colonia di Akrai (Palazzolo Acreide) nel VII sec. A. C., pone sotto la sua sfera di influenza anche Noto e Lentini, abitate precedentemente la colonizzazione ellenica.
Le prime notizie documentali sugli altri comuni della nostra provincia risalgono invece solo al tardo medioevo quando dagli atti emergono i centri iblei di Buccheri e Buscemi, citati dal geografo arabo Idrisi nel 1154, e Sortino concessa alla famiglia Mohac nel 1198. Augusta è fondata da Federico II nella prima metà del XIII secolo, mentre Cassaro e Ferla appaiono nei registri Angioni del 1270 circa.
Centri questi che assumono però una più definita dimensione municipale solo tra XIII e XIV secolo quando, nella terminologia ufficiale, saranno indicati come terrae. Con questo termine si identificavano quei centri intermedi, generalmente fortificati, che “seppur per dignità inferiori alle città – urbs -, erano ben distinguibili da castrum e castellum”. (F. Maurici, La terminologia delle fortificazioni nella Sicilia normanna e sveva, 1997)
Agli albori dell’età moderna, dal primo censimento della popolazione di cui disponiamo, del 1505, sappiamo che facevano parte dell’attuale comprensorio siracusano, oltre la stessa città di Siracusa, le terrae di: Noto, Lentini, Palazzolo, Augusta, Avola, Buccheri, Buscemi, Ferla, Francofonte, Melilli e Sortino.
Avola è indicata come terra sin dagli inizi del XIV sec. e nel censimento del 1505 conta già 3198 abitanti. Francofonte, ancora indicato come casale nel 1335, nasce su iniziativa della famiglia Alagona nella seconda metà del Trecento ma nel 1505 conta ben 3251 abitanti. Melilli in potere dei Moncada, nel 1319 risulta ancora un semplice casale della contea di Augusta ma nel 1505 risulta popolato da 1818 abitanti. Nel successivo censimento del 1569 si aggiunge Carlentini, fondata nel 1551 su iniziativa della corona, con 1756 abitanti e Cassaro, considerato un castrum nel 1408, popolato da soli 60 abitanti.
La situazione resta invariata fino alla prima metà del Seicento quando tra il 1636 e il 1747 fanno la loro comparsa numerosi centri feudali colonizzati attraverso l’istituto della licentia populandi: Floridia censita nel 1636, Canicattini e Rosolini censite nel 1714, Pachino e S. Paolo Solarino nel 1747. (G. Longhitano, Studi di storia della popolazione siciliana, 1988) Sono popolate sempre su iniziativa baronale anche Belvedere sin dal 1627, Villasmundo nel 1701 e Priolo nel 1809, tuttavia queste ultime cittadine, ad eccezione di Villasmundo, sfuggono ai censimenti perché stentano a raggiungere un numero significativo di abitanti oppure perché non appare ancora definita una loro autonomia territoriale.
Intanto Noto ed Avola, distrutte dal terremoto del 1693, in grado di mobilitare energie ed ingenti risorse locali, rinascono abbandonando i precedenti siti e sperimentando modelli urbanistici più razionali.
Nel 1831 con il primo censimento di Portopalo il panorama urbano della nostra provincia appare già ricalcare quello contemporaneo, fino ad arrivare nel 1978, con la concessione dell’autonomia comunale a Priolo, all’attuale articolazione su 21 comuni.
Le nostre città sono dunque il risultato di una millenaria sovrapposizione di culture, epoche ed iniziative diverse che hanno contribuito a modellare la nostra identità territoriale e che ancora oggi, seppur inconsapevolmente, continuano ad incidere profondamente sui nostri stili di vita.
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