Sui tanti problemi dell’Umberto I Baio chiama in causa anche il sindaco Italia il cui ruolo “dovrebbe essere più incisivo”
Le tante criticità dell’ospedale Umberto I di Siracusa e le perplessità sul livello assistenziale del futuro nuovo ospedale di Siracusa al centro di una nota di Salvo Baio:
“Con decreto del 4 ottobre, il commissario straordinario per la progettazione e realizzazione del nuovo complesso ospedaliero, dottoressa Giusi Scaduto, prefetta di Siracusa, ha affidato, dopo accurate indagini di mercato, all’operatore economico Conteco Check srl con sede a Milano “il servizio di supporto tecnico-amministrativo e di committenza ausiliaria del RUP” (responsabile unico del procedimento).
Si tratta di uno snodo fondamentale ai fini del compimento degli atti contrattuali, delle procedure di esproprio e di variante urbanistica. Ciò ha consentito di mettere in moto un percorso a tappe, propedeutico all’inizio dei lavori.
Una tappa significativa è quella del 4 dicembre quando verrà presentato lo studio di fattibilità tecnica ed economica. Fino ad ora sta procedendo tutto speditamente, e questo fa ben sperare, ma l’esperienza ci insegna che la costruzione di un nuovo ospedale non è una cosa semplice e che l’insidia può spuntare quando meno te l’aspetti.
La nuova struttura, come è noto, è stata progettata con criteri innovativi sul piano funzionale ed è rispettosa del comfort dei degenti e della loro privacy, tanto che quasi tutti i 425 posti letto previsti sono in camere singole.
Tutto questo è ovviamente positivo, ma non basta. L’aspetto “alberghiero” è importante perché umanizza il ricovero ospedaliero, ma la buona assistenza dipende anzitutto dalle qualità professionali di medici, infermieri, tecnici, dall’adeguatezza dell’organico, dalla modernità tecnologica delle apparecchiature diagnostiche, non ultimo dalla capacità organizzativa della direzione sanitaria.
E’ prevedibile che sul livello assistenziale del nuovo ospedale impatteranno, specie nella fase iniziale, le criticità esistenti all’Umberto I°, dove attualmente ben 11 strutture, quasi mezzo ospedale, sono acefale, nel senso che i ruoli apicali sono occupati da medici facenti funzioni.
Si tratta del Laboratorio analisi, della Direzione sanitaria, della Pediatria, dell’Ortopedia, dell’Otorino, delle Malattie infettive, dell’Urologia, della Chirurgia vascolare, della Nefrologia, della Fisiatria, della Pneumologia. Inoltre il primario di Chirurgia generale è prossimo al pensionamento e sarà inevitabile affidare ad interim il reparto ad un chirurgo facente funzioni.
Senza nulla togliere alla bravura e allo spirito di abnegazione dei medici che sostituiscono i primari andati in pensione, 12 reparti con al vertice un responsabile provvisorio sono un problema serio. Dobbiamo perciò chiederci entro quali tempi saranno espletati i concorsi. La risposta la devono dare i vertici dell’Azienda sanitaria, che per la verità, sia pure con le difficoltà legate ai vincoli procedurali e anche di spesa, non sono inoperosi. Ma i ritardi pesano.
Assordante il silenzio del sindaco Italia, che sembra disinteressato alle vicende dell’Ospedale Umberto Primo. Eppure il ruolo del sindaco, se ben svolto, può incidere notevolmente, tanto più che stiamo parlando dell’ospedale di Siracusa.
C’è da aggiungere che la carenza di personale sanitario interessa molti reparti e accentua le difficoltà a garantire regolari turni di lavoro del personale sanitario, già duramente provato dalla riorganizzazione imposta dal Covid, che ha sottratto posti letto e operatori sanitari alle normali attività dei vari reparti.
Pesantissima la situazione al pronto soccorso, dove le persone restano in attesa anche diversi giorni prima che si liberi un posto nei reparti di destinazione, mentre i medici e gli infermieri, in un clima di forte tensione, si fanno in quattro per gestire le urgenze e tentare di placare le sacrosante proteste dei ricoverati. La situazione del pronto soccorso è drammatica e va affrontata con urgenza.
La preoccupazione è che l’Umberto Primo non possa reggere a lungo nelle attuali condizioni e sarebbe esiziale rifugiarsi nell’attesa salvifica del nuovo ospedale . Se si impoverisce l’area medica e si ridimensiona l’area chirurgica e quella dei servizi, non c’è più ospedale. Recentemente è stato ampliato il numero dei posti letto di Medicina e Geriatria.
In questo quadro, anche supponendo che buona parte dei posti vacanti (non solo quelli dei direttori di struttura) saranno coperti in tempi ragionevoli, come ci auguriamo tutti, è da escludere che il nuovo ospedale potrà fare l’auspicato salto di qualità assistenziale con le stesse specialità che erediterà dal vecchio ospedale. Ecco perché l’etichetta di Dea (dipartimento di emergenza e accettazione) di secondo livello appiccicata all’ospedale in costruzione è una presa in giro, richiama il film di Vanzina “Sotto il vestito…niente”. Se qualcuno pensa che il secondo livello è legato alla tipologia strutturale del nuovo nosocomio, non conosce la legislazione ospedaliera.
Prescindendo dal numero di abitanti (che è un requisito fondamentale per l’attribuzione del livello ospedaliero) quel che occorre sul piano sostanziale per il salto di qualità è l’istituzione (e successiva attivazione) di specialità complesse come per esempio la neurochirurgia e/o la chirurgia maxillo facciale e/o la chirurgia toracica e/o la cardiochirurgia. C’è qualcuno a Palermo, a Roma, a Siracusa che se ne sta occupando?”
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