In una nota a firma di Salvo Baio, Marina De Michele, Mario Blancato, Roberto Fai viene evidenziata la sovrapposizione dei ruoli di Sovrintendente e consigliere delegato
“Il caso Calbi ripropone l’esigenza di ridefinire le competenze del sovrintendente artistico e culturale e del consigliere delegato della Fondazione Inda”.
Da qui la nascita annunciata di un ampio comitato per la modifica dello statuto dell’Inda e per la tutela dei beni culturali, a partire dal Teatro Greco.
Nella nota che segue a firma di Salvo Baio, Marina De Michele, Mario Blancato, Roberto Fai viene analizzato lo Statuto dell’Inda e viene evidenziata la sovrapposizione dei due ruoli.
“Analizzando lo statuto dell’Inda, emerge infatti con tutta evidenza la commistione delle competenze attribuite a queste due figure.
Secondo lo statuto, il consiglio di amministrazione dell’Inda definisce gli indirizzi artistico-culturali su proposta del consigliere delegato.
Dunque, è quest’ultimo che delinea, senza neanche la “previa intesa” con il sovrintendente, le scelte artistiche e culturali dell’Inda, pur non avendo, come vedremo, alcuna specifica competenza nel campo artistico e culturale.
Il consigliere delegato, dice lo statuto, deve avere un elevato profilo culturale, comprovate capacità organizzative, maturate per almeno cinque anni in ruoli manageriali di vertice in enti, istituzioni o aziende.
Nessun cenno a competenze in materia di spettacoli classici e di teatro antico. Un profilo, il suo, che potrebbe andar bene per un dirigente d’azienda o di un assessorato regionale o anche per un dirigente bancario.
Quanto ai compiti attribuitigli dallo statuto, il consigliere delegato predispone il budget economico, il bilancio di esercizio; definisce l’organizzazione degli uffici, la pianta organica del personale; gestisce la tesoreria, gli acquisti, gli appalti, eccetera.
Si tratta di competenze di natura amministrativa e contabile, ma neanche lontanamente artistiche e culturali.
Da notare che lo statuto prevede che i componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione siano “personalità di elevato profilo culturale, con particolare riguardo al campo degli studi sul teatro antico e della letteratura classica latina e greca”, fatta eccezione proprio per il consigliere delegato per il quale tali requisiti non sono richiesti, pur facendo parte a pieno titolo del CdA.
(Tra parentesi va detto che non tutti i consiglieri di amministrazione hanno i requisiti previsti dallo statuto, ma questa è storia vecchia).
Conclusione: il consigliere delegato propone gli indirizzi artistici e culturali, benchè non abbia alcuna competenza in materia.
Veniamo al sovrintendente. Secondo lo statuto, deve possedere i seguenti requisiti: elevato profilo culturale e “riconosciuta esperienza nella gestione degli spettacoli dal vivo”.
Finalmente un riferimento agli spettacoli. Quanto ai compiti, egli elabora e predispone i programmi di attività della Fondazione, ma sulla base degli indirizzi artistici e culturali proposti dal consigliere delegato e approvati dal consiglio di amministrazione.
La sovrapposizione dei ruoli si coglie a piene mani e crea un’innaturale gerarchia tra il consigliere delegato -che propone gli indirizzi artistici, nonostante, come detto, non abbia alcuna specifica competenza – e il sovrintendente artistico, unico legittimato per “riconosciuta esperienza nella gestione degli spettacoli” a promuovere e gestire l’attività artistica e teatrale dell’Inda.
Questa incongruenza era già evidente nello statuto del 2004, che era imperniato sulla figura del consigliere delegato, una sorta di dominus politico dal quale dipendeva la gestione dell’Inda.
Inoltre egli teneva i rapporti con le istituzioni, esercitava di fatto la supervisione degli spettacoli, delimitando la sfera di autonomia del sovrintendente artistico.
Ecco perchè è necessaria la riscrittura di alcune parti dello statuto, separando la parte amministrativa e contabile (che potrebbe restare in capo al consigliere o amministratore delegato o essere affidata ad un dirigente amministrativo) da quella artistica e culturale che andrebbe attribuita in toto al sovrintendente.
Questa soluzione allineerebbe la governance della Fondazione Inda a quella degli altri teatri ed eliminerebbe conflitti di competenza (per quelli caratteriali non c’è modifica statutaria che tenga, perchè il mondo del teatro non è un convento di Carmelitane).
In nessuna della Fondazioni culturali di rilievo nazionale come il San Carlo di Napoli, l’Arena di Verona, il Carlo Felice di Genova, il Petruzzelli di Bari, il Teatro dell’Opera di Roma è prevista la figura del consigliere delegato, dal momento che il sovrintendente è la figura ideativa che costruisce le stagioni culturali delle Fondazioni.
Per le predette ragioni, daremo vita ad un ampio comitato per la modifica dello statuto dell’Inda e per la tutela dei beni culturali, a partire dal Teatro Greco”.
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