“Se si dovesse accertare, come siamo convinti – scrive – che è stato tutto un grande errore, chi restituirà il preziosissimo tempo rubato ad un uomo di 75 anni?”
Prosegue da oltre 70 giorni la detenzione domiciliare per Pippo Gianni.
Ieri sui social lo sfogo del figlio Luciano che chiede la sua remissione in libertà: “Può ritenersi normale nel 2022, in Italia, in uno stato di diritto (almeno sulla carta) – scrive – che una persona di 75 anni, indagata per dei reati che vanno accertati(non ha ucciso nessuno, né rubato nulla), possa trovarsi dopo oltre 70 giorni, ancora, in una condizione di detenzione cautelare?
Quali sono le ragioni – chiede -che giustificano la detenzione di questo uomo, reo di rappresentare nell’immaginario di qualcheduno la cattiva politica”.
Luciano Gianni poi difende a spada tratta l’operato del padre: “È cattiva politica essere a contatto con tutti i propri concittadini ed essere portavoce delle loro istanze?
È cattiva politica mettere mano alla propria tasca per aiutare qualcuno in difficoltà? È cattiva politica non piegarsi ai poteri forti?
Potrei andare avanti a oltranza. Se è questa cattiva politica, allora lui ne è il massimo rappresentante”.
Lo sfogo diventa ancora più accorato: “Come si fa a rimanere sereni difronte a tanta violenza?
E se poi, come siamo fermamente convinti, gli esiti processuali, quando arriveranno, dovessero accertare che è stato tutto un grande errore?
Chi restituirà il preziosissimo tempo rubato ad un uomo di 75 anni? Chi si occuperà di restituire a quest’uomo la sua immagine deteriorata e vituperata!?
La giustizia possa fare il suo corso – conclude – ma nelle more di arrivare ad un verdetto di innocenza o colpevolezza, venga restituita la libertà a questo uomo, marito, padre, nonno, amico e medico”.
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