Tra misure messe in campo l’intensificazione dei controlli sulla qualità dei prodotti esteri e l’attivazione di canali diretti tra i produttori e la grande distribuzione
Intensificazione dei controlli sulla qualità dei prodotti esteri immessi nel mercato italiano attraverso il potenziamento del personale in forza al Ministero dell’Agricoltura e attivazione di canali diretti tra i produttori e la grande distribuzione.
Queste le prime misure messe in campo per tutelare il pomodoro Pachino dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane dai produttori.
“Ieri un incontro si è tenuto al Ministero”: riferisce il parlamentare Luca Cannata che ha partecipato insieme alle rappresentanze delle categorie del mondo agricolo del sud est siciliano e della fascia trasformata e alla sindaca di Pachino, Carmela Petralito.
“I produttori – racconta Cannata – hanno manifestato i problemi, le urgenze e le esigenze di un settore che sta vivendo un periodo di particolare crisi, a causa ad esempio della commercializzazione sul mercato nazionale di alcuni prodotti provenienti dall’estero e della conseguente alterazione dei prezzi.
Le soluzioni proposte dal Masaf guidato dal ministro Lollobrigida – spiega – vanno nella direzione dell’intensificazione dei controlli sulla qualità dei prodotti esteri e dell’attivazione di canali diretti tra i produttori e la grande distribuzione.
Altri provvedimenti di carattere generale – conclude Cannata – saranno adottati a sostegno di tutto il comparto”.
In aggiunta a ciò il deputato regionale di Fratelli d’Italia, Carlo Auteri proprone un tavolo tecnico tra i produttori e gli amministratori delegati della grande distribuzione organizzata, in cui trovare un accordo di massima oltre alla disponibilità da parte della Gdo di privilegiare l’acquisto del prodotto italiano.
“In Italia – fa notare inoltre Auteri – viene applicato un rigoroso disciplinare nell’utilizzo dei fitofarmaci per il trattamento nelle colture, molto più rigoroso di molti altri Paesi europei (vedi la Spagna) o extraeuropei (vedi Marocco e Tunisia).
La soluzione principale, in questo caso, vorrebbe dire intervenire in sede di parlamento europeo e con patti transnazionali, oltre – conclude – a controlli a tappeto su tutti i prodotti non provenienti dall’Italia”.
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