Il 10 marzo la prima udienza del giudizio immediato che lo vede imputato di concussione e altri reati accessori
Centodieci giorni trascorsi ai domiciliari per Pippo Gianni che oggi in conferenza stampa ha detto la sua sulla vicenda che lo ha visto arrestato il tre ottobre scorso per concussione e altri reati accessori.
E’ un uomo provato il sindaco dimissionario di Priolo, che dice subito di non aver alcuna intenzione di revocare le sue dimissioni.
Nel suo intervento, lungo 4 pagine, Gianni ha dovuto fermarsi più volte travolto dall’emozione, in particolare quando ha fatto riferimento alla sua famiglia che non gli ha fatto mai mancare appoggio e vicinanza in questi mesi duri.
Provato ma mai domo, in partiocolare quando parla del processo che lo attende con l’udienza del giudizio immediato già fissata al 10 marzo, affiacato dall’avvocato Ezechia Paolo Reale.
E’ pronto a dare battaglia, convinto com’è di non aver commesso il fatto, così come sta riflettendo sulla sua possibile rindidatura a sindaco di Priolo per le prossime elezioni di primavera.
“Ho scelto di non rassegnare nell’immediato le dimissioni, che con ogni probabilità avrebbero potuto restituirmi la libertà – spiega – per una questione di principio e perché ho sentito il bisogno di evidenziare il contrasto tra l’applicazione della normativa e il regolare svolgersi della vita democratica delle istituzioni elettive”.
Dopo aver rilevato e sottolineato la “frizione che esiste tra le esigenze della giustizia e quelle della democrazia, che ad oggi vedono prevalere le prime a discapito di quelle della democrazia”, Pippo Gianni annuncia di volersi dedicare anima e corpo al processo per l’accertamento del merito che partirà il 10 marzo.
“Gran parte delle contestazioni – specifica – riguardano l’interpretazione di mie richieste, parole, o addirittura semplici gesti, che non hanno poi avuto alcun seguito nella realtà: una realtà che è rimasta immodificata.
Non per questo voglio atteggiarmi a vittima o protagonista – prosegue Gianni – voglio solo essere un testimone, attivo e appassionato, di qualcosa che non funziona correttamente e che è centrale per la nostra società”.
Tornando alla sua posizione ribadisce: “Posso solo dirvi che io non ho mai preso o chiesto una lira o un favore o una qualsiasi utilità per me o per miei familiari e che, infatti, nessuna contestazione in questa direzione mi viene rivolta”.
Riferendosi poi ai suoi trascorsi giudizari dice: “Non ho mai avuto, e certamente non per mia colpa, un rapporto sereno con le autorità giudiziarie di Siracusa.
Ma tutte queste esperienze negative – chiarisce Pippo Gianni – alle quali aggiungo processi archiviati e assoluzioni intervenute nel tempo che, comunque fanno vivere stati di ansia e di preoccupazione, non mi hanno certo fatto perdere fiducia nel sistema della giustizia che, anche se in tempi sempre molto lunghi e spesso non nel primo grado di giudizio – conclude – ha sempre consentito di far emergere la verità e la fondamentale correttezza del mio agire nell’esercizio delle tante cariche pubbliche che ho ricoperto”.
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