L’area ragusana e siracusana, contraddistinta da teneri calcari affioranti e dal paesaggio eroso dai solchi torrentizi delle “cave”, vede la presenza di numerosi insediamenti rupestri che, anche in relazione alle loro dimensioni, ebbero in età medievale notevole valore sociale ed economico, oltreché politico e religioso.
Seppur è probabile che rappresentarono nel IX secolo una sorta di rifugio sicuro per gli abitanti di quei villaggi di superficie, particolarmente esposti alle razzie degli invasori arabi, tali insediamenti, nonostante il ritorno dell’isola alla cristianità, si moltiplicarono durante la conquista normanna dell’isola.
Le fonti normanno-sveve attestano infatti che molti insediamenti rupestri sopravvissero, continuando ad essere stabilmente abitati.
La presenza in questi insediamenti di monaci di rito orientale, che realizzarono oratori e cenobi, costituì inoltre un importante enclave religiosa orientale che appare coesistere a lungo con l’elemento latino sostenuto dai sovrani normanni.
Un “bizantinismo mai morto” quello degli insediamenti rupestri che appare pienamente percepibile nella chiesa di San Pietro, nei pressi di Buscemi, che è ipotizzabile possa farsi risalire, almeno nelle sue parti più antiche, ad un periodo compreso tra il V e il VII secolo. (A. Messina, Le chiese rupestri del Siracusano, 1979)
Esplorata per la prima volta da Paolo Orsi, al quale si deve anche una prima planimetria del complesso, agli inizi dello scorso secolo, versava in stato di assoluto abbandono ed era trasformata in ovile, recintato da un alto muro a secco.
(P. Orsi, Sicilia Bizantina, 1942) La chiesa, successivamente riconosciuta a pianta basilicale a tre navate, (A. Venditti, L’architettura bizantina nell’Italia meridionale, 1967) è costituita da un grande invaso rettangolare di m. 8.70 per 15.50, raggiungibile da una rampa di gradini attraverso tre aperture ad arco.
L’interno è tripartito da due coppie di pilastri, di cui i primi due massicci disposti a metà ambiente, sagomati nella parte superiore a mo’ di capitello, mentre gli altri due sul fondo del vano più esili e reggenti due aperture simmetriche agli archi d’ingresso, di cui quella destra chiusa da una transenna.
Particolarmente elaborata è la situazione dell’abside elevata su due gradini ed originariamente isolata da una iconostasi lignea (di cui rimangono tracce a livello pavimentale), che accoglie al centro un altare cubico mentre, contro la parete orientale, si pone una cattedra, ricavata nella roccia, con braccioli e schienale.
La complessa situazione spaziale è arricchita da due ambienti periferici in cui si riconoscono due ipogei sepolcrali, mentre altre tombe si aprono nel pavimento della chiesa e due tombe ad arcosolio si aprono lungo la parete occidentale.
(Ministero BB.CC., ICCD, Itinerari culturali del medioevo siciliano, Scheda 51, Grotta di San Pietro Buscemi)
La presenza dell’elemento greco è attestata da alcune incisioni di tipo devozionale, poste presso l’ingresso della grotta e da una insolita croce a braccia patenti, incisa nella parete della navata destra, che Paolo Orsi ritrovò sotto gli avanzi di quattro strati di affreschi.
Accanto ad una delle tombe ad arcosolio, si nota invece un’epigrafe in caratteri latini […] MEMORIE PETRI / [PR]IMO DIE MENSE [FE]BRAR(IO) / DEP (OSITUS) / MCLX[… A]NNO […] DNI legata all’inumazione in quel luogo di un personaggio molto venerato, chiamato Pietro. Elemento latino che dopo essersi dapprima fuso con quello greco dovette progressivamente soppiantarlo anche a seguito della fondazione, da parte del conte Ruggero del Marsico, nel 1192, del monastero benedettino del Santo Spirito. (R. Pirri, Sicilia sacra, 1644-47)
Seppur oggi non rimangano che flebili tracce il complesso religioso, ancora a metà ‘700, era ampiamente affrescato e, nel giorno dedicato al culto di S. Marco Evangelista, oggetto di pellegrinaggio del popolo e del clero di Buscemi. (V. Amico Dizionario topografico della Sicilia, tradotto ed annotato da G. Di Marzo, 1855)
Marco Monterosso
© E' VIETATA LA RIPRODUZIONE - TUTTI I DIRITTI RISERVATI