Il territorio dell’antico feudo di Alfano che confinava con quelli di Canicattini, Bibino Magno e Cardinale nel 1335, insieme ai feudi Molisena e Bombiscuro, era posseduto per 2/3 dagli eredi di Sancio Dena e per 1/3 dalle figlie di Luca Falixi (Filesio).
Dai Falixi che probabilmente riuscirono ad entrare in possesso dell’intero feudo, Alfano passò per via matrimoniale dapprima ai Cappello, poi agli Arezzo ed infine, nella prima metà del XV secolo, ai Sottile.
Nel 1517 il feudo divenne possedimento dei Barresi, marchesi di Pietraperzia finché nel 1579, fu acquistato da Francesco Santapau marchese di Licodia e signore della città di Palazzolo.
I Ruffo, che subentrarono nei titoli e nei possedimenti dei Santapau, vendettero, il 9 Agosto 1639, cioè subito dopo esserne entrati in possesso, Alfano ad Isabella Landolina.
L’origine della famiglia Landolina, che tenne il feudo per lunghissimo tempo e fin quasi ai giorni nostri, è avvolta in un alone di mistero quasi mitico. Secondo la lettura agiografica settecentesca la si vuole far derivare infatti dal normanno Landolo, primo conte d’Asburgo, il cui figlio Rolando (o Rotlando) giunse in Sicilia al seguito degli Altavilla.
In ricompensa del suo contributo nella conquista dell’isola sembra che Rolando, che scelse come sua dimora la città di Noto, ottenne il feudo di Avola.
La realtà s’intreccia ancora al mito nella figura di Giorgio Landolina che, attestato come strategoto di Messina nel 1149, sembra uccise con le sue mani il capo saraceno Multicabie Mule e contribuì alla liberazione di Luigi VII, re di Francia, dalla schiavitù in cui era stato ridotto.
Documentata invece, almeno dal 1355, la figura di Giovanni Landolina “capitano e castellano” di Noto ucciso nel 1358, difendendo il “castellluccio”, durante la guerra civile tra la fazione latina e quella catalana.
Nel corso del XIV secolo, i Landolina, stretti alleati degli Alagona, entrarono in possesso di moltissimi feudi rimanendo ininterrottamente tra i ranghi dell’aristocrazia feudale del regno, dal XIV secolo al XIX. Da tale illustre famiglia, discendevano i Landolina di Alfano che entrarono in possesso del feudo nel 1638, avendolo acquistato dai Ruffo, baroni di Palazzolo.
Nel 1781 Alfano era di proprietà di Giuseppe Landolina che, per ragioni ereditarie, si fregiava del titolo di marchese di Trezzano (in Lombardia!) questi, nel 1796, fu il realizzatore del pregevole “Ponte d’Alfano” che permise agli abitanti di Canicattini, stabilmente popolata sin dal 1682, di raggiungere agevolmente le terre del feudo.
Al ponte, su cui si stagliano due imponenti figure scultoree maschili, in cui il Privitera riconobbe due “bravi, segno del potere e dell’arroganza baronale”, sono legate una serie di tradizioni e leggende popolari ancora oggi tramandate a Canicattini.
Agli albori dell’Ottocento, all’interno di quella che fu una vera e propria rincorsa dell’aristocrazia siciliana verso maggior titoli ed onori, Giuseppe Landolina richiese di poter mutare il suo titolo in quello di marchese di “Sant’Alfano”.
Con privilegio reale del 24 Giugno 1800, anche dietro l’esborso di una considerevole somma, ottenne quanto richiesto riuscendo così a legare fieramente il suo titolo nobiliare al possesso terriero.
Nella seconda metà del XIX secolo, ma probabilmente sulle basi di un edificio tardo settecentesco, gli eredi di Giuseppe Landolina edificarono all’interno del loro feudo un’imponente costruzione rurale che combinava armoniosamente sia elementi architettonici estetici che difensivi.
L’edificio, che oggi risulta facilmente raggiungibile, poiché prossimo alla strada provinciale S. Alfano – Bibbia, ricalcando i canoni delle masserie fortificate iblee, risulta dotato di alte mura di cinta e di un solido corpo di guardia.
Le austere linee del corpo di guardia sono però come alleggerite e slanciate da una bella merlatura a coda di rondine che ne contorna la sommità.
Attraversando l’arco d’ingresso principale, posto prospetticamente verso la strada che, attraverso il ponte d’Alfano collegava la masseria all’abitato di Canicattini, si raggiunge un’ampia corte quadrangolare pavimentata con conci di pietra bianca squadrata.
Sulla corte, a mo’ di corollario, si aprono una moltitudine di stalle, fienili, magazzini ed abitazioni contadine.
Le condizioni del maniero dei Landolina frazionato, nel corso dello scorso secolo, tra una moltitudine di proprietari, sono tutto sommato buone, seppur alcuni interventi strutturali interni a fini abitativi e poi ricettivi, potevano essere maggiormente considerati.
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