Sin da tempi remotissimi tra le rappresentazioni pubbliche del potere regale il tema delle sepolture rivestiva particolare importanza poiché queste riproducevano, non solo un omaggio ai sovrani defunti ma anche una manifestazione tangibile della continuità del potere dinastico
Tuttavia la gestione delle sepolture dei membri della dinastia siciliana, che prese vita con l’incoronazione di Federico III a re di Sicilia nel 1296 e durò per poco più di un secolo, fino al 1409, appare affidata a soluzioni estemporanee e spesso legate alle contingenze del momento più che ad una reale strategia di preservazione di tale memoria.
La mancanza di una capitale riconosciuta, dato che i sovrani non risiedevano stabilmente a Palermo e l’assenza di una cappella reale appositamente costruita allo scopo, fecero sì che le spoglie di Federico III (+1337), del nipote Ludovico (+1355) e quelle della regina Maria (+1401) furono sepolte nella cattedrale di Catania, quelle di Pietro II (+1342) nella cattedrale di Palermo, mentre Federico IV (+1377) fu tumulato nella chiesa di San Francesco a Messina.
Carattere estemporaneo e contingente delle sepolture che porterà in età moderna, in concomitanza con i diversi lavori che interessarono le chiese che ospitavano le sepolture, al loro spostamento, al loro accorpamento e, in alcuni casi, alla loro stessa demolizione.
Oggi delle originali sepolture reali catanesi, riportate alla luce solo nel 1952, rimane il sarcofago della regina Maria che, oltre ad essere integralmente scalpellato, appare assemblato utilizzando la lastra di copertura di un’altra tomba, quella della regina Costanza d’Aragona (+1363).
Il sarcofago del III sec. d.c. in cui furono rinvenuti, riuniti in cassetta, i resti di Federico III ed altri sarebbe stato invece approntato, nel 1597, riutilizzando un sarcofago forse già presente all’interno della cattedrale.
Ma perché Federico III fu sepolto proprio a Catania ? In realtà nel suo testamento, redatto nel 1334, il re aveva disposto che il suo corpo fosse tumulato nella chiesa di San Francesco a Barcellona, poiché desiderava ricongiungersi a sua madre Costanza di Sicilia e a suo fratello, il re Alfonso III d’Aragona. Consapevole di dover scegliere un luogo provvisorio di sepoltura, in attesa che l’avvenuta decomposizione del cadavere consentisse il trasferimento delle spoglie, scelse però di essere sepolto non a Palermo ma a Siracusa, alla quale era particolarmente legato per la sua devozione a Santa Lucia, essendo tra l’altro nato nello stesso giorno in cui se ne celebrava la festa:
“Perché con tutta la devozione del nostro cuore, per le innumerevoli grazie che, benché indegne, riceviamo dalla beata vergine e martire Lucia, siamo particolarmente affezionati a Lei tutto il giorno con animo puro, e perché siamo arrivati in questo mondo nel giorno della festa della stessa vergine”
Il re oltre a dare precise disposizioni sulla sua sepoltura nella chiesa di San Francesco a Barcellona, prescrisse che con la stoffa del suo manto regale e di altri paramenti ufficiali fossero confezionate tre cappe: una per la chiesa di Siracusa, le altre due per gli altari addossati alla sua sepoltura nella chiesa di Barcellona. Dispose inoltre, per la costruzione delle sepolture, per i suffragi e per le esigenze delle rispettive comunità religiose, un lascito di cento once d’oro a ciascuna chiesa:
“E perché nelle costruzioni di chiese la mano destra regale deve essere sempre munifica, poiché è opera pia e dedicata al Dio altissimo; perciò sia per la devozione che abbiamo alla beata vergine Lucia, sia per la nostra sepoltura in detta chiesa in primo luogo, lasciamo all’opera o fabbrica della stessa chiesa cento once d’oro da convertire una sola volta”
Dispose infine che alle esequie, alle messe in suffragio e al trasporto della salma a Siracusa, e poi a Barcellona, avrebbe dovuto provvedere l’erede:
“E perché è più dignitoso e conforme alla ragione che i funerali vengano celebrati da un erede, piuttosto che se fossero celebrati a propria disposizione; ordiniamo che i nostri funerali si tengano nel giorno della nostra morte, e con le spese necessarie per tali cose, così come nelle commemorazioni del nono e quarantesimo giorno e anno, così come al momento del trasporto del nostro corpo a Siracusa, e il suo trasferimento nella città di Barcellona, con spese e tutto quanto necessario si facciano fare dal detto re Pietro o dal suo successore nel regno”
Le disposizioni testamentarie di Federico III non furono però rispettate proprio dal suo successore che, che informando i palermitani della morte del padre, temendone una probabile protesta, dichiarò che nonostante Federico III avesse dato disposizione di essere seppellito a Palermo, la distanza, il caldo estivo e l’urgenza di altri affari di governo, avevano impedito, per il momento, di esaudire la sua volontà.
Tuttavia il re non fu seppellito, nemmeno temporaneamente, a Siracusa ma nella cattedrale di Catania, in attesa di un trasferimento che di fatto non ebbe mai luogo.
Forse volendo risarcire i palermitani della mancata promessa, Pietro fu poi l’unico sovrano della dinastia siculo-aragonese ad essere inumato nella cattedrale di Palermo e, a quanto riferiscono le fonti, nello stesso sepolcro di porfido in cui riposava il suo avo, Federico II di Svevia.
Rimandi bibliografici:
– G. La Mantia, Il testamento di Federico II aragonese, re di Sicilia – 1937.
– P. Colletta, Strategia d’informazione e gestione del consenso nel regno di Sicilia – 2005.
– P. Vitolo, Per i monumenti funerari dei sovrani aragonesi di Sicilia – 2018.
(da cui sono tratte anche le foto)
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