Baio sollecita “una profonda riflessione autocritica e un piglio politico all’altezza dell’esigenza di cambiamento e di rinnovamento”
I risultati delle elezioni amministrative del 2021 e del 2022 e l’andamento del Pd analizzati nella nota che segue da Salvo Baio che parla di “sbandamento politico del partito:
“I risultati di Verona, Parma, Catanzaro e di molti altri comuni segnano indiscutibilmente il successo del Pd e del sistema delle alleanze col quale il centrosinistra è andato al voto.
Tutto il contrario purtroppo di quanto è avvenuto nella nostra provincia, dove tra il 2021 e il 2022 si è votato in numerosi comuni della provincia di Siracusa e, salvo che non mi sbagli, sono stati eletti complessivamente 200 consiglieri comunali e 13 sindaci.
Come sono andate queste queste elezioni per il Partito democratico siracusano? Faccio notare con rammarico che negli organismi di partito non c’è stata alcuna discussione prima del voto e che l’assemblea provinciale, organo eletto dal congresso del 20 e 21 giugno 2020, non è stata in alcun modo coinvolta.
La formazione delle liste elettorali, l’uso o la rinuncia al simbolo di partito, l’indicazione dei candidati a sindaco, le alleanze sono state decise dai circoli (le sezioni di un tempo) interessati e, presumo, avallate dalla segreteria provinciale.
Questa procedura, che è senz’altro rispettosa dell’autonomia dei circoli e ha la finalità di rispecchiare le specificità locali, in realtà è stata caratterizzata dall’assenza di un indirizzo unitario e di una comune linea politica. Si è andati in ordine sparso.
Dalle urne sono usciti risultati molto deludenti e, in qualche caso, imbarazzanti per il Pd, che ha eletto un solo sindaco, Paolo Amenta a Canicattini.
Il simbolo del Pd è stato presentato in soli quattro comuni su tredici: Avola, Floridia, Lentini (insieme al simbolo di Articolo Uno) e Rosolini.
In alcune realtà come Pachino la scelta di correre con una lista civica è del tutto comprensibile vista la situazione locale, ma i nostri compagni ed amici, capitanati da Barbara Fronterrè, hanno ottenuto buoni risultati.
Lodevole l’impegno del Pd a Floridia dove per una manciata di voti la nostra brava candidata a sindaco non è andata al ballottaggio.
Ad Avola, vecchio baluardo della sinistra, la lista del Pd ha preso meno del cinque per cento e pertanto non ha ottenuto neanche un consigliere. Il risultato di Avola è drammatico e segna il declino amaro di una storia che ha visto migliaia di compagni protagonisti di battaglie memorabili.
Il gruppo dirigente provinciale, dopo le dimissioni della locale segreteria del Pd, dovrebbe mettere Avola al centro di un forte impegno di rilancio, con scelte concrete e non con generiche dichiarazioni di circostanza. Quello di Avola non è un problema locale, ma un problema della direzione provinciale e regionale.
Disastrose sono risultate le scelte fatte ad Augusta, dove il Pd si è letteralmente squagliato, con una condotta politica subalterna che ha disarticolato il partito, mettendolo alle corde.
A Melilli ci siamo infilati nella lista del sindaco Carta, espressione di Forza Italia, e altrettanto abbiamo fatto a Solarino, fungendo da gregari del sindaco Germano, uomo del centrodestra. I frutti raccolti sono stati molto miseri.
A Sortino, simbolo di una gloriosa tradizione riformista di sinistra, il Pd è scomparso e i pochi nostri elettori hanno votato un po’ di qua e un po’ di la’, dividendosi tra le due liste concorrenti, o sono rimasti a casa per disperazione.
A Lentini, l’ho detto tante volte e lo ripeto, il Pd ha fatto parte di una coalizione che ha vinto, ma della quale tutto si può dire tranne che assomigli ad una coalizione di centrosinistra ed ha concorso ad eleggere un sindaco con un retroterra politico-culturale di destra.
Questo a grandi linee il quadro elettorale, che descrive lo sbandamento politico del Pd.
Per dare la misura del tracollo, basti dire che su 200 consiglieri comunali, il Pd, comprese le liste civiche, ne ha eletti poco più di una ventina.
Naturalmente questi risultati non sono il frutto del destino cinico e baro, ma la conseguenza di uno stato di crisi organizzativa e politica del partito che dura da parecchi anni e di cui come gruppo dirigente non ci siamo occupati con la dovuta determinazione e chiarezza.
Il Pd, se non è strutturato nel territorio, se non è attento ai problemi che nascono nella società, se non è presente con proprie iniziative nei luoghi dove la gente vive e lavora, rischia il declino o l’irrilevanza.
Occorre perciò una profonda riflessione autocritica e un piglio politico all’altezza dell’esigenza di cambiamento e di rinnovamento.
Non c’è spazio per politiche autoreferenziali, per stantie logiche correntizie che comprimono la partecipazione e il libero dibattito.
Nelle attuali condizioni, la prossima campagna elettorale per le Regionali rischia di partire col piede sbagliato”.
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