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Augusta: La torre del Cantera

di Marco Monterosso
Augusta: La torre del Cantera

La cosiddetta Torre del Cantera sorge nell’ex feudo di San Cusumano, al confine dei territori di Augusta e Melilli.

La mancanza di fonti certe ha dato vita a varie ipotesi riguardo la sua costruzione, tuttavia sappiamo che tale denominazione può farsi risalire ad una lettera di Federico II del 1240, con la quale dava il proprio assenso ai lavori compiuti dal Segreto di Messina alle “case del Cantera”.

Secondo Agnello tali strutture possono essere messe in relazione tra l’altro con il “vivario” – lago artificiale per l’allevamento e la pesca di diverse specie ittiche – fatto edificare in quella zona, dallo stesso Federico II, sbarrando il corso del fiume San Cusmano (G. Agnello, L’architettura sveva in Sicilia, 1935).

Il feudo nel corso del XIV secolo, dopo essere appartenuto a Tommaso Schifano, entrò in potere di Artale Alagona, che nel 1398 lo ebbe confiscato da re Martino. Nel ruolo feudale del 1408 San Cosmano risulta appartenere a Guglielmo Bellomo esponente di una famiglia catalana, giunta in Sicilia nella prima metà del ‘300 e arricchitasi con l’esercizio della corsa, che a quel tempo risulta occupare le più importanti cariche cittadine.

Ruggero fu infatti vescovo di Siracusa dal 1419 al 1443, Guglielmo e Antonio furono luogotenenti del governatore della camera reginale, mentre Giovanni, Guglielmo e Antonio si alternarono come consoli dei Catalani, ininterrottamente dal 1393 al 1448. (G. M. Agnello, Urbs fidelissima, 2011).

Si deve probabilmente ai Bellomo la costruzione della torre del Cantera che, per le sue caratteristiche stilistiche, tra cui la presenza di uno stemma a rombo tipico degli edifici quattrocenteschi siracusani, può farsi risalire a quel periodo.

Nel 1420 essendo attestata all’interno del feudo la presenza di un trappeto per la lavorazione della canna da zucchero e vista la distanza di circa 3 km che la separa dalla costa, è plausibile che la torre fu costruita proprio a difesa di quell’impianto.

Augusta: La torre del Cantera

I Bellomo tennero il feudo fino al 1577 quando lo vendettero al piazzese (di Piazza Armerina) Giovanni Francesco Starabba. (F. San Martino de Spuches, Storia dei feudi, 1925) Nel 1583, la torre è citata da Camillo Camilliani che la definisce “imponente e posta a protezione di un trappeto”.

Nella sua relazione l’ingegnere, oltre a segnalare la presenza del lago fatto costruire da Federico II, propone la costruzione di un ulteriore torre, definita “nuova” per distinguerla da quella del Cantera, che venne poi realizzata alla foce del fiume San Cusmano.

Nel 1596 il feudo pervenne, non sappiamo se per via matrimoniale o per vendita, ad Antonino Trigona, anch’egli di Piazza Armerina.

Da una relazione, compilata probabilmente dall’amministratore della tenuta, il 21 marzo 1661, con cui erano comunicati al barone lo stato degli edifici che facevano parte del feudo, sappiamo che le stanze della torre erano ancora in buone condizioni e bisognava solamente “riparare una finestra vecchia con poca spesa”.

Che la torre fosse al tempo di almeno due piani lo si evince dalla citazione di un “magazzino sotto la torre” usato come dispensa e anch’esso in buone condizioni.

Da un inventario del 1689, allegato ad un contratto di gabella del fondo, si legge inoltre che le stanze poste al piano superiore avevano “porti d‘intaglio e tavoli con soi fermaturi e finestri d‘intaglio e di legno tutti completi” e sotto la torre i dammusi erano dotati di “porti d‘intaglio e di ferro con sua graticella di ferro”.

Il nuovo gabellotto oltre a realizzare lavori nel trappeto e nei magazzini dichiarava di aver pagato “onze 2,20 a mastro Vito Rinato per aver portato tavole di abete e aver gettato l‘astarco, (solaio), nella stanza centrale al piano superiore della torre di San Cusmano”

Augusta: La torre del Cantera

Una ulteriore serie di inventari compilati dopo Il terremoto del 1693 attestano che le strutture presenti nel feudo subirono notevoli danni, tra cui il crollo del piano superiore della torre.

Da una stima del 1707, redatta in occasione dell’acquisto del feudo da parte della chiesa madre di Piazza Armerina, sappiamo che della torre rimaneva ormai solo “il dammuso, il pozzo e la pila, per un valore complessivo di onze 64”.

Continuava tuttavia ad essere praticata, almeno fino al 1750, la coltivazione della canna da zucchero.

Nel rivelo rusticano del 1811, così come nello stato di sezione delle città di Augusta del 1851, la chiesa madre di Piazza Armerina dichiarava di possedere a San Cusmano vari mulini, case e fondaci, senza citare tuttavia né il trappeto, né la torre. (Catalogo generale dei BB.CC. scheda 1900264288)

Oramai Inaccessibile e letteralmente inglobata in una costruzione contemporanea, la torre presenta oggi gravi dissesti e degradi nella muratura, legati all’incedere del tempo e all‘azione degli agenti atmosferici.

Foto di Angelo Magnano ©
angelomagnano@alice.it

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