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Concerti al Teatro Greco, il caso arriva sulle pagine del “Corriere della Sera”

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L’articolo intitolato “L’agonia del teatro cariato”, porta la firma di Gian Antonio Stella

Il forte dibattito in atto sull’opportunità di fare  spettacoli di musica pop al Teatro Greco travalica i confini siracusani e regionali per approdare sulle pagine della Cultura del Corriere della Sera. QUI L’ARTICOLO

L’autore dell’articolo è la firma importanta di Gian Antonio Stella che mette in fila gli elementi che hanno mosso il fronte corposo dei contrari.

Stella parte dalla prolungata copertura dei gradoni del Taetro pietra antica: “L’anno scorso fu sepolto sotto i tavolati dal 7 febbraio al 7 ottobre per un totale di 267 giorni. Pari al 76% del 2022.

E’ giusto – chiede Stella – impedire ai visitatori che magari vengono da Tokyo o Los Angeles (e in questi mesi non possono vedere il maestoso Castel Eurialo, chiuso perché mancano i custodi) la visita a uno dei teatri antichi più celebri al mondo?”

Sulla tutela del Teatro Greco Stella riporta la risposta dell’amministrazione (sindaco Italia e assessore Granata: ” «I concerti, che siano 3 o 33, non determinano rischi al patrimonio materiale del Teatro greco, visto che si svolgono in condizioni di tutela identica a quella di due mesi di rappresentazioni classiche”.

E se da un lato c’è il problema della tutela del bene archeologico, dall’altro c’è la questione economica che, secondo Stella, ha un peso rilevante: “Secondo il tariffario firmato dall’allora dirigente generale della regione siciliana Romeo Palma – si legge nell’articolo – i teatri antichi possono chiedere per spettacoli di alto profilo artistico da mille a 2 mila euro più il 3% degli incassi e per la musica leggera di grande richiamo pubblico da 2 mila a 3 mila euro più una quota dal 3,5% al 4,5%”.

Gian Antonio Stella, infine, fa cenno alla commissione che si occupa di decidere su questi concerti e le sue parole sono chiare: “Spetta a una commissione di cui fanno parte politici, pensionati, burocrati, sindaci e mezze maniche. Più un soprintendente. Ma è l’unico che non decide nulla: il suo parere è solo consultivo”.

Come dire che chi dovrebbe avere maggior voce in capitolo, non conta.

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