Annunciate azioni di mobilitazione e sensibilizzazione a cominciare da una richiesta ai vertici Asp
Piena applicazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza e potenziamento della rete dei consultori familiari.
Sono gli obiettivi che si è prefisso il Comitato unitario che si è costituito a Siracusa a inizio dicembre e che vede farne parte forze politiche, associazioni, operatori del settore, studenti.
Annunciate azioni di mobilitazione e di sensibilizzazione, iniziando con una richiesta di incontro al Direttore dell’Asp alla presenza delle amministrazioni locali.
“L’unico ospedale in cui si pratica l’interruzione di gravidanza, tra i 4 della provincia – riferisce in una nota il Comitato – è l’Umberto I di Siracusa.
Il metodo utilizzato è esclusivamente il Karman e – aggiunge – come in gran parte della Sicilia non è resa disponibile alle donne la pillola abortiva RU486”
Sono poi definite “drammaticamente carenti” le azioni di prevenzione e di accompagnamento alla genitorialità responsabile nel territorio.
“In generale i consultori, nell’intera provincia di Siracusa – fa notare il Comitato – non riescono a fornire servizi, per carenze negli organici, locali spesso non adeguati, deficit organizzativi.
Sono venute a mancare prestazioni fondamentali, come l’informazione sui mezzi contraccettivi e la loro erogazione, i percorsi nascita e i corsi di preparazione al parto.
Negli ultimi anni – denunciaa ancora il Comitato – nessun turn over; si sono così creati dei vuoti sempre più ampi, rattoppati con personale a scavalco.
Nel capoluogo qualche mese fa l’Azienda sanitaria ha annunciato il trasferimento presso altri locali di due dei tre consultori operanti.
Nella realtà il consultorio 1 di viale Tunisi e il 3, dell’ospedale Rizza, non esistono più; unico consultorio rimasto attivo è il 2, di via Re Ierone I, mentre la normativa prevede un consultorio per ogni ventimila abitanti.
Nell’unico consultorio di Via Ierone, poi – si legge nella nota – si concentrano tutte le richieste di consulenze psicologiche e sociali, mentre si sono allungati talmente tanto i tempi d’attesa per le consulenze ginecologiche, importanti anche per la diagnosi precoce e la prevenzione dei tumori femminili, da rendere inaccessibile il servizio”.
Il Comitato, allora, chiama alle proprie responsabilità npn solo il management sanitario che “deve prestare tutt’altra attenzione al settore materno- infantile, femminile e genitoriale”, ma anche i sindaci, che “rivestono un ruolo rilevante di indirizzo politico in materia sanitaria, sia nella fase della predisposizione della programmazione, sia nelle fasi del controllo e della valutazione del direttore generale dell’azienda sanitaria”.
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