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relazione semestrale

Dia, contributi regionali e fondi del Pnrr sono i nuovi obiettivi delle organizzazioni mafiose

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Nel territorio siracusano si conferma la coesistenza di diverse organizzazioni mafiose che si spartiscono il territorio e gli “affari”

Le risorse che arrivano dalla Regione e i fondi del Pnrr destinati all’ Isola nel mirino delle organizzazioni mafiose.

Si evince dall’ultima Relazione semestrale della Dia e che riguarda il periodo luglio-dicembre 2021 che analizza la geografia criminale della provincia di Siracusa dove sono tangibili le influenze di cosa nostra catanese.

Quella attuale, secondo la Dia, “è una mafia sempre più silente e mercantilistica che privilegerebbe un modus operandi collusivo-corruttivo con accordi affaristici non stipulati per effetto di minacce o intimidazioni ma frutto di patti basati sulla reciproca convenienza”.

Nel territorio siracusano si conferma – si legge nella Relazione della Dia – la coesistenza di diverse organizzazioni mafiose:

“Il territorio risulta caratterizzato dalla presenza di due macro gruppi di riferimento che spendono la loro influenza in ambiti geografici ben definiti.

Nel quadrante nord della città di Siracusa risulta presente il gruppo Santa Panagia, frangia cittadina della compagine Nardo-Aparo-Trigila collegata alla famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa nostra catanese.

Nel contesto urbano emerge anche il sodalizio dei Bottaro-Attanasio legato al clan etneo dei Cappello.

Il clan è molto attivo nelle estorsioni e nello spaccio di sostanze stupefacenti che risulta essere la principale fonte di guadagno per tutte le consorterie.

Il settentrione della provincia (in particolare Lentini, Carlentini ed Augusta) risulta ancora sotto l’influenza della famiglia Nardo riconducibile alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano di Catania.

La zona sud riferita ai centri di Noto, Pachino, Avola, Rosolini ed altri appare da tempo sotto il controllo del clan Trigila del quale una recente indagine ha rivelato la posizione dominante assunta nel settore del trasporto su gomma di prodotti ortofrutticoli, della produzione di pedane ed imballaggi e produzione e commercio di prodotti caseari.

Il clan, ricorrendo ad un modus operandi consolidato nel tempo penetrava il tessuto economico del territorio grazie ad aziende in grado di alterare le regole della concorrenza riuscendo, in tal modo, a conseguire profitti illeciti.

Ciò avveniva tra l’altro nell’intermediazione imposta nel settore dei trasporti agricoli e nell’acquisizione di fondi rustici finalizzata alla richiesta di contributi europei.

Nel territorio della frazione Cassibile risulta presente il sodalizio dei Linguanti articolazione dei Trigila.

Mentre i territori di Pachino e Portopalo di Capo Passero vedrebbero l’egemonia del clan Giuliano del quale sono stati accertati in recenti attività d’indagine radicati legami con i Cappello di Catania.

La zona pedemontana della provincia dove ricadono i comuni di Floridia, Solarino e Sortino risente invece dell’influenza criminale degli Aparo, particolarmente attivi nei settori delle estorsioni, usura e stupefacenti.

Accanto alle tradizionali organizzazioni criminali ne coesistono altre che, pur non potendosi definire di tipo mafioso, hanno una loro incidenza nel panorama delinquenziale provinciale con interessi che continuano a svilupparsi nei settori tipici del traffico e dello spaccio di stupefacenti, delle estorsioni, dell’usura e del gioco d’azzardo.

Il fenomeno dell’usura si conferma tra le forme delittuose più ricorrenti e spesso collegato allo sfruttamento della “ludopatia” favorita dal sistema delle piattaforme online di gioco e scommesse.

Nella provincia aretusea si continuano a registrare condotte associative finalizzate allo sfruttamento della prostituzione, alla tratta di esseri umani e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.

 

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