IL documento preparato dalla Regione, andrà al Mise, il Ministero della Sviluppo economico, con il progetto di riconversione e riqualificazione
A maggio scorso la firma del protocollo d’intesa per istituire l’area di crisi industriale complessa del Polo Petrolchimico di Siracusa, da sottoporre al Ministero dello Sviluppo Economico con il progetto di riconversione e riqualificazione.
Oggi, sempre alla Camera di Commercio di Siracusa, la presentazione ai Comuni, alle imprese, alle associazioni datoriali e sindacali, del dossier preparato dalla Regione, che andrà al Mise, il Ministero della Sviluppo economico.
L’obiettivo dello strumento è quello di tutelare una realtà importantissima per l’economia siciliana e nazionale, come quella siracusana che fornisce lavoro a quasi ottomila persone fra diretto, indotto e servizi.
Il distretto produce un fatturato complessivo di 12,2 miliardi, il 15% del valore aggiunto dell’industria della trasformazione della Sicilia e il 53% della provincia di Siracusa. E impiega circa 7.500 fra indotto e diretti di cui 3.250 nelle grandi imprese del polo chimico, petrolifero ed energetico, in gran parte nelle sette multinazionali presenti nell’area (dai russi di Lukoil all’algerina Sonatrach e poi Sasol, Versalis, Erg Power, Air Liquide).
Una forte nota di dissenso arriva da parte dei sindaci dei Comuni di Lentini, Carlentini e Francofonte, indispettiti dall’esclusione dei loro territori dalla perimetrazione dall’area.
“L’autoreferenzialità e l’arroganza di certa politica – scrivono in una nota i tre sindaci – sta consumando l’ennesimo sfregio a carico dell’intero territorio della zona nord della provincia”.
Senza il riconoscimento come hanno detto Musumeci e Turano, “il banco rischierebbe di saltare e non solo in provincia di Siracusa ma anche in Sicilia”.
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