Il capoluogo aretuseo si piazza al 96° posto su 105 capoluoghi di provincia ma recupera 3 posizioni rispetto all’anno scorso
La città di Siracusa anche quest’anno nella parte bassa della classifica di EcosistemaUrbano – il rapporto annuale di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei comuni capoluogo, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore.
Questa 28ma edizione su dati del 2020 misura le performance ambientali di 105 capoluoghi di provincia e l’efficacia delle prescrizioni messe in atto dalle amministrazioni pubbliche.
Il rapporto si basa su 18 parametri raggruppati in 5 macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente).
Nella classifica generale Siracusa si piazza al 96° posto su 105 capoluoghi, un risultato non entusiasmante anche se rispetto all’anno scorso il capoluogo aretuseo ha guadagnato 3 posizioni.
Le performance migliori riguardano l’aria con i dati di superamento e della concentrazione di Ozono, Pm10 e ossido di azoto.
La sezione in cui i risultati sono peggiori è quella della Mobilità che mette insieme i dati riguardanti vittime della strada, tasso di motorizzazione, piste ciclabili, offerta di trasporto pubblico e passeggeri trasporto pubblico. Per quest’ultimo parametro Siracusa registra la prestazione peggiore piazzandosi 104ma.
Prestazione mediocre anche per la macroarea Ambiente, all’interno della quale l’unico parametro con un dato buono è quello che riguarda l’uso efficiente del suolo pubblico (29ma posizione).
Per la sezione dell’acqua pessimo il dato sulla dispersione della rete idrica; va meglio, invece, sui consumi idrici (36° posto).
Sulla sezione rifiuti Siracusa si piazza 89ma per i rifiuti differenziati e 61ma per i rifiuti prodotti.
In ambito strettamente siciliano, Siracusa fa meglio di Palermo, Catania, Messina e Ragusa, ma si piazza dietro alle altre 4 province isolane con Agrigento prima di tutte al 47° posto.
“Nell’ambito del Pnrr – commenta Legamebiente Siracusa – si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque.
Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici della città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’Ue, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali – conclude – per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali”.
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