Il Tar ha rigettato il ricorso della società ambientalista contro l’autorizzazione rilasciata dalla Soprintendenza alla società privata Elemata per il restauro dei manufatti
Legambiente ritiene ingiusta la sentenza della terza sezione del Tar di Catania che ha rigettato il suo ricorso contro l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza di Siracusa per il restauro e il consolidamento dei fabbricati di Punta alla Mola alla società Elemata Maddalena, perché ritenuto tardivo.
“Non ci arrendiamo – scrive l’associazione – e proporremo appello e, come è già accaduto per il ricorso di primo grado, per affrontare le spese del giudizio ricorreremo, al sostegno economico dei cittadini e delle associazioni che hanno a cuore questo meraviglioso luogo.
Siamo sicuri – aggiungono – che risponderanno in tanti, perché la tutela della “Pillirina”, che avverrà solo con la definitiva istituzione della riserva naturale che si attende da anni, è l’unica prospettiva di fruizione sostenibile e economicamente duratura di questo luogo di impareggiabile bellezza”.
Tornando alla sentenza: “Nel dispositivo si legge che Legambiente già dal 19 aprile 2021, quando fece istanza di accesso agli atti alla Soprintendenza, fosse a conoscenza del provvedimento poi impugnato solo per il fatto di avere dichiarato ‘di aver appreso dagli organi di stampa dell’avvenuto rilascio da parte della Soprintendenza del parere positivo al progetto di ristrutturazione.
Dunque, secondo il Tar – continua la nota di Legambiente – il ricorso avrebbe dovuto essere proposto entro il termine di sessanta giorni da quella data e non, come accaduto, in seguito all’avvenuto accesso agli atti.
Riteniamo questa sentenza profondamente ingiusta e sbagliata perché lesiva del diritto di difendere gli interessi ambientali pienamente e con serietà di cognizione.
Riteniamo aberrante l’onere di intentare ricorsi “alla cieca” solo sulla base di notizie di stampa, quando non si avrebbe neanche certezza dell’autorizzazione o del provvedimento da impugnare.
Senza contare – conclude Legambiente – le gravose spese di accesso alla Giustizia che le associazioni di volontariato devono sobbarcarsi nei diversi gradi di giudizio”.
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