Ne capoluogo aretuseo sarà possibile visitre tre siti: la Chiesa di San Pietro e la Chiesa del Carmine e la “Wunderkammer”
Torna sabato 25 e domenica 26 marzo l’appuntamento con le Giornate Fai di Primavera.
Giunto alla sua XXXI edizione, sarà un’opportunità per tutti coloro che vorranno scoprire i tesori di Siracusa, accompagnati dai volontari Fai e dai ciceroni delle scuole della città.
Lungo i vicoli di Ortigia si potranno ripercorrere le tappe di quel Grand Tour che rese famosa la nostra terra agli occhi dei viaggiatori del Settecento.
L’appuntamento coi volontari Fai è alla Chiesa di San Pietro, in via San Pietro 18 in Ortigia, dalle 10 alle 17:30 (ultimo ingresso 17).
Si potrà visitare la Wunderkammer costituita per la maggior parte da oggetti appartenuti alla collezione dello scienziato e medico siracusano Alessandro Rizza.
La mostra è stata ideata per celebrare i 250 anni della prima edizione del testo scritto da Patrick Brydone nel 1773, che inaugurò la nuova stagione del Grand Tour in Sicilia e nel Sud Italia.
L’esposizione nasce da un’idea della Delegazione Fai di Siracusa, in collaborazione con il Liceo “T. Gargallo”, il Comune di Siracusa e l’associazione culturale Exedra, con esperti che ne hanno studiato gli oggetti, curato gli allestimenti, insieme agli studenti del liceo “O. M. Corbino”.
Sarà aperta la chiesa del Carmine e il convento dei Carmelitani per conoscere un importante complesso architettonico di cui sarà raccontata la storia tramite di un curioso aneddoto raccontato dalle cronache sul funerale di Padre Serafino.
Sembra che la sua bara, venne accompagnata dai fedeli fino all’antica porta della città, ad oggi non più visibile, e che la salma del Santo fosse stata coperta da una coltre funebre arricchita da simboli massonici con gli onori riservati ai più importanti membri della setta.
Infine si potrà visitare la chiesa di San Pietro: è una delle più antiche chiese di Ortigia, che risalirebbe alla fine del IV sec. a.C.
Uno scrigno di culture susseguitesi nel tempo con diversi orientamenti, fasi architettoniche successive che hanno lasciato segni tutt’ora visibili, da quella paleocristiana, di cui sono esempio i resti degli affreschi policromi, a quella aragonese, cui fa bella mostra di sé il portale ogivale d’ingresso.
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