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l'incontro all'urban center

Giorno della memoria: il ricordo del sacrificio di centinaia di Carabinieri

Giorno della memoria: il ricordo del sacrificio di centinaia di Carabinieri

Il comandante provinciale, Barecchia ha ricordato i fatti storici più rilevanti

Incontro per commemorare il “Giorno della Memoria il 25 gennaio all’Urban Center di Siracusa, alla presenza di docenti e alunni del Liceo Statale Polivalente “Quintiliano”.

All’evento ha partecipato il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Siracusa, Colonnello Gabriele Barecchia, che ha ricordato come in quel tragico periodo storico, tra le vittime del regime nazista ci furono diverse centinaia di giovani Carabinieri.

Il Col.  Barecchia ha ricordato i fatti storici più rilevanti.

Il primo riguarda il sacrificio del “Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto” il19 settembre 1943 -: dopo l’8 settembre 1943, a seguito dei combattimenti alle porte della Capitale, un reparto di nazisti aveva occupato una caserma abbandonata della Guardia di Finanza, sita nella “Torre di Palidoro”, borgata limitrofa a Torrimpietra.

Nella caserma, la sera del 22 settembre, alcuni soldati tedeschi, rovistando in una cassa abbandonata, provocarono lo scoppio di una bomba a mano.

Uno dei militari rimase ucciso ed altri due furono gravemente feriti. Il fortuito episodio fu interpretato dai tedeschi come un attentato.

Il mattino successivo, il comandante del reparto si diresse alla Stazione Carabinieri di Torrimpietra per ricercarvi il comandante. Vi trovò il Vice Brigadiere D’Acquisto, al quale chiese perentoriamente di individuare i responsabili dell’accaduto.

Alle argomentazioni del giovane sottufficiale, che cercò inutilmente di convincerlo sulla casualità del tragico episodio, l’ufficiale tedesco decise la rappresaglia.

Poco dopo, Torrimpietra fu tutta accerchiata e 22 cittadini furono rastrellati, caricati su di un autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro.

Al Vice Brigadiere Salvo D’Acquisto venne chiesto di indicare i responsabili del presunto attentato, ma la sua risoluta risposta negativa comportò una irragionevole e spietata reazione.

Gli ostaggi vennero obbligati a scavarsi una fossa comune, chi con le pale portate dagli stessi militari germanici, chi con le mani.

A questo punto, Salvo D’Acquisto si autoaccusò responsabile dell’attentato e chiese la liberazione degli ostaggi, che ebbe luogo precedendo di poco l’istante in cui egli offrì il petto alla scarica del plotone d’esecuzione nazista.

Ai piedi della Torre di Palidoro il ventitreenne Vice Brigadiere si affiancò così, idealmente, a tutti coloro che nella Resistenza e nella Guerra di Liberazione avevano fatto dono di sé stessi a un ideale di giustizia e di libertà.

Le “4 giornate di Napoli”- tra il 27 ed il 30 settembre 1943 – : in concomitanza della diffusione dell’armistizio di Cassibile sopraggiunse la notizia, altrettanto sconvolgente, dello sbarco anfibio degli Alleati sulle coste del Golfo di Salerno.

Napoli assumeva quindi una importanza strategica anche in previsione del successivo attacco di Roma. I nazisti, stanziati nella città partenopea, tentarono da subito di impadronirsene, iniziando dure rappresaglie e sistematiche
distruzioni.

Napoli, secondo gli ordini di Hitler, doveva essere ridotta in “fango e cenere”. Tuttavia, sorprendentemente, la reazione contro gli occupanti fu immediata e determinata, sia da parte di civili che di militari, e i Carabinieri assunsero un ruolo di primo piano, se non di vera e propria guida della rivolta.

Tra essi anche un contingente della Stazione “Napoli-Porto”. All’alba del 12 settembre, tuttavia, la difesa di Napoli era crollata.

I tedeschi irruppero all’interno della Stazione dei Carabinieri di “Napoli-Porto”, divenuta simbolo della rivolta, per
prelevarne i 14 Carabinieri, per punirli della resistenza posta in essere nei giorni precedenti.

Al loro arrivo i militari dell’Arma si difesero strenuamente con le armi in dotazione. Esaurite le munizioni furono costretti ad arrendersi.

I tedeschi, dopo averli presi prigionieri, li condussero in strada dove gli consegnarono armi scariche affinché facessero credere alla popolazione che i Carabinieri pattugliavano il territorio insieme ai nazisti.

Poche ore più tardi, i 14 eroici Carabinieri furono costretti a scavare una fossa e furono giustiziati.

“L’Eccidio delle Fosse Ardeatine” – il 24 marzo 1944 -: Hitler, in rappresaglia all’attentato di via Rasella a Roma, ordina di far fucilare tra 30 e 50 italiani per ogni tedesco ucciso.

Tra le vittime, 335, vi sono ben dodici Carabinieri, tra Ufficiali, Sottufficiali ed Appuntati/Carabinieri, il gruppo più numeroso di militari della stessa Arma.

“Il rastrellamento del ghetto di Roma” 16 ottobre del 1943: i nazisti ricevettero l’ordine di rastrellare gli ebrei di Roma, 1259 tra uomini donne e bambini che condussero ad Auschwitz.

Temendo tuttavia la reazione dei Carabinieri a difesa della popolazione di Roma, una settimana prima, il Ministro della Guerra della Repubblica Sociale, Generale Rodolfo Graziani, ordinò ai Carabinieri di restare confinati nelle caserme e di consegnare le armi ai tedeschi con i quali avrebbero dovuto collaborare per la gestione dell’ordine pubblico nella capitale.

Nella realtà 2000 Carabinieri furono disarmati e condotti ai campi di concentramento, trattati da deportati senza il dovuto riconoscimento dello status di militare e le conseguenti garanzie derivanti dal diritto umanitario internazionale.

Al termine del suo intervento, il Colonnello Barecchia ha ricordato l’importanza della “giornata della memoria” affinché gli errori ed orrori della storia non si ripetano mai più.

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