“La storia del basso medioevo lentinese è profondamente legata alla storia del suo lago conosciuto anche oggi con la vecchia denominazione di biviere. Le sue acque sono ricchissime di tinche, di cefali, di anguille la cui pesca viene eseguita con procedimenti di sapore tradizionale… la caccia abbondante è data dalla notevole frequenza di uccelli acquatici, che vanno in gran parte a finire nel mercato catanese”. (G. Agnello, L’architettura sveva in Sicilia, 1935)
Lo sfruttamento del vivarium (da cui biviere) risalirebbe infatti già all’età normanna, attestato in un diploma del 1102 con cui il conte Tancredi concedeva alla Chiesa catanese una certa estensione di terre a sud del Simeto “… ad flumen Leontini… et infra terminos habetur bonus lacus piscarriae”. (S. Pisano Baudo, Storia di Lentini antica e moderna, vol. II, 1898).
Nell’ultimo scorcio del XII secolo, a seguito di una donazione del conte Rainaldo di Modica, il lago entrò in potere dei cavalieri Templari ciò sarebbe provato da un diploma successivo, del 1229, con cui Federico II confermava all’ordine le donazioni del Modica, tra cui il “Pantanum Salsum” di Lentini. Secondo alcune interpretazioni si devono proprio ai cavalieri del Tempio le prime opere atte a sbarrare le acque del fiume Trigona-Galici, prima della loro congiunzione con il fiume San Leonardo.
Nei primi decenni del XIV secolo, con la soppressione dell’ordine, il biviere ritornò in potere della corona mentre il Pantano Salso risulta infeudato, nel 1335, al messinese Giacomo Buvala che ne ricavava 30 onze di reddito. Nel 1363 la regina Costanza concesse il pesce del lago al Monastero di Santa Chiara di Lentini, nel 1370 una rendita di 20 onze sul biviere fu concessa a Riccardello Filangeri mentre, nel 1375, ulteriori 100 onze furono concesse a Manfredi Alagona.
Nel 1392 anche il biviere fu infeudato e concesso a Ughetto Santapau, insieme ai feudi Marineo e Lalia e al castello di Licodia. Questa famiglia tenne il lago di Lentini fino alla fine del Cinquecento quando passò, per via ereditaria, ai Branciforte che tennero il feudo, ad eccezione di un breve periodo, tra il 1676 e il 1705, in cui fu infeudato ai Caraffa, fino agli inizi del XIX secolo. Nel 1829 il lago passò ai Lanza di Trabia, Giuseppe Lanza, che nel 1805 aveva sposato Stefania Branciforte, acquistò infatti il biviere dalla suocera, Maria Caterina Branciforte.
Dopo l’unità d’Italia l’impatto della malaria sulla popolazione locale spinse, sin dal 1882, le amministrazioni comunali a richiedere il concorso dello Stato per la sistemazione idraulica del comprensorio. Tuttavia solo nel 1893 la bonifica del Biviere venne riconosciuta come opera di interesse collettivo primario.
Una lunga diatriba oppose i gruppi finanziari interessati allo sfruttamento idroelettrico del lago, ai fautori del prosciugamento totale che avrebbe favorito, oltreché la bonifica dell’area, anche la messa a coltura di ben 1.400 ha di terre. Nel 1922 intanto, per il matrimonio tra Sofia Lanza di Trabia e Gian Giacomo Borghese, le terre del biviere divennero proprietà dei Borghese che, ancora oggi, curano in quell’area una fiorente azienda agricola che ha il suo centro direzionale negli edifici settecenteschi posti di fronte l’antico molo.
Con la costituzione nel 1926 del consorzio di bonifica, cui parteciparono tutti i proprietari interessati, primi tra tutti i Trabia-Borghese, prevalse lo schieramento favorevole al progetto di prosciugamento che fu avviato nel 1930. Le opere di trasformazione del paesaggio lacustre in paesaggio agrario, completate nel 1952, causarono, oltreché evidenti modificazioni sul regime idrografico dell’area, anche “la definitiva scomparsa della corporazione dei pescatori, che vantava origini antichissime e aveva influenzato la vita sociale di Lentini lungo i secoli. Insieme ai pescatori caddero nell’oblio le antiche tecniche di pesca, i riti, i culti e le tradizioni popolari legate a quella attività, gli stessi edifici pertinenti alla pesca vennero in parte distrutti o modificati”. (F. Valenti, Il lago di Lentini, 2013)
Negli anni ’50 dello scorso secolo, contestualmente alle ultime opere di prosciugamento, il Consorzio di Bonifica del Lago di Lentini si propose di realizzare un nuovo invaso, in grado di garantire l’irrigazione delle terre bonificate e fortemente vocate all’agrumicoltura.
Dopo lunghissimi studi e progetti i lavori di costruzione dell’invaso, finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno, iniziati nel 1984, furono completati nel 1990. Il riempimento del bacino, nella primavera del 1991, consenti la messa a regime di uno degli invasi artificiali più grandi d’Europa, occupando gran parte dell’area già segnata dalla presenza, per oltre otto secoli, dell’antico lago che fu dei cavalieri templari.
Immagini tratte dal Giornale Luce B0432 (1934) “Opere del Regime. La bonifica del lago di Lentini in Sicilia”
di Marco Monterosso
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