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IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

di Marco monterosso
IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

Il borgo rurale Angelo Rizza, dedicato ad un diciasettenne, ucciso in una rissa a Siracusa nel 1921 e considerato uno dei primi “martiri” della causa fascista, nasce nel 1940 a seguito delle legga istitutiva dell’Ente di colonizzazione del latifondo siciliano

In realtà, ancor prima della promulgazione della legge, le autorità avevano predisposto sia l’assegnazione dell’incarico di progettazione e direzione lavori, affidati all’ingegnere Gramignani, sia l’esproprio del terreno di proprietà della famiglia Cafici, per la somma di circa 1,5 milioni di Lire cosi come una bozza del contratto di appalto, poi affidato alla Società Anonima Italiana Ferrobeton per un importo di circa 1 milione di Lire.

I lavori ebbero inizio l’otto gennaio 1940 e la consegna avvenne il 26 ottobre dello stesso anno, in tempo per l’inaugurazione di dicembre, cosi come voluto dal Duce.

Secondo le indicazioni del regime il borgo era composto da una serie di edifici con funzione pubblica, il primo sulla destra, su due elevazioni, era destinato a trattoria e rivendita con annessa casa del gestore.

IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

Lungo il margine Sud della piazza si trovavano le botteghe artigiane, al piano rialzato, oltre i locali per tre botteghe, vi erano anche tre alloggi.

Nel vertice Sud Est della piazza si trova l’ambulatorio medico, nella relazione finale, descritto come “dispensario medico, con alloggio per un sanitario ed un infermiere”.

IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

Il margine Est della piazza era invece dominato dalla Casa del Fascio, il piano inferiore doveva ospitare le sedi dell’Opera nazionale dopolavoro e della Gioventù italiana del littorio mentre il primo piano sarebbe stato dedicato ai sindacati ed alla delegazione podestarile.

Il vano principale del piano superiore venne decorato con un pannello affrescato, opera del pittore Alfonso Amorelli, scomparso probabilmente già negli anni ’60.

Il margine Nord è interamente occupato dalla scuola, le aule si trovano nell’ala Ovest del fabbricato, mentre la parte Est, che si sviluppa su due elevazioni, ospita gli uffici e l’abitazione della maestra.

IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

Il fabbricato al vertice Nord Ovest era concepito per ospitare l’ufficio postale al piano inferiore e la caserma dei Carabinieri al piano superiore.

Lungo il margine Ovest, a Nord della strada di accesso, si trova la palazzina destinata a casa dell’Ente anch’essa su due elevazioni. con il piano superiore destinato ad alloggio.

IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

La chiesa con canonica si trova oltre la piazza, su un rialzo del terreno che pone i fabbricati ad un livello più elevato rispetto la piazza; pertanto l’accesso al sagrato avveniva tramite una scalinata che consentiva di superare il dislivello. La chiesa è a navata unica e la struttura portante è costituita da tre arcate in calcestruzzo armato.

L’edificio annesso alla chiesa è sempre su due elevazioni, con la sagrestia che occupa il piano rialzato e l’abitazione del parroco al piano superiore.

IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

L’impianto idrico era alimentato da un acquedotto che si avvaleva di un serbatoio posto a circa 500 mt dal borgo.

Il serbatoio, che contiene due vasche rettangolari da 37,5 metri cubi ognuna e la camera di manovra, conserva ancora sul prospetto quasi tutti i simboli e le iscrizioni originali.

IL BORGO ANGELO RIZZA. UN ABBANDONO LUNGO 70 ANNI.

Nel 1946 il borgo, che aveva subito danni nel corso della guerra, fu oggetto di lavori di riparazione affidati all’Impresa Sebastiano Restuccia, per un importo di £ 563 000.

Tuttavia un sopralluogo, effettuato il 7 marzo del 1946 per verificare i lavori che l’Impresa stava eseguendo, trova il borgo praticamente deserto: “i Carabinieri sono stati richiamati a Carlentini, la maestra è stata licenziata, l’ufficiale postale è sul punto di andar via e non vi è assistenza sanitaria. Il Comune di Carlentini ha inoltre portato via gran parte del mobilio degli edifici pubblici”.

A partire dagli anni ’50, quando con la legge di riforma agraria viene istituito l’ERAS, Il borgo è di fatto spopolato. Un decennio dopo, pur essendo evidente che un uso a fini agricoli appare ormai anacronistico, prendono avvio una serie di lavori che inesorabilmente divorano fondi pubblici. Cosi nel 1961 l’impresa Franzo Valvo, vince un appalto multimilionario per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, durati ben 11 anni e nel 1968 vengono aggiudicati i lavori di collegamento per la distribuzione dell’energia elettrica.

Nel 1975 l’ESA (Ente di Sviluppo Agricolo), che dal 1965 aveva sostituito l’ERAS, formalizza la cessione al comune di Carlentini ma le cose non sembrano cambiare affatto.

Trascorsi trent’anni dalla concessione, tra il 2006 ed il 2008, il comune inizia dei lavori di manutenzione e ristrutturazione finalizzati a realizzare un “centro servizi per la formazione, l’informatizzazione, l’esposizione, la direzione, la promozione del comprensorio della Valle dell’Anapo”.

Nel 2010 il comune firma anche, con l’Assessorato Regionale all’agricoltura, un protocollo d’intesa per la realizzazione di un “progetto sperimentale di selezione e ricerca nel settore vivaistico”.

Naturalmente non si concretizza nulla se non qualche sporadica manifestazione che tenta di tenere viva l’idea di un uso “a fini sociali” della struttura. Secondo la stessa legge del 1940 Borgo Rizza fa parte del patrimonio indisponibile del demanio regionale con vincolo di destinazione perpetua ad uso di pubblica utilità.

Nei mesi estivi parte delle strutture del borgo sono utilizzate da personale del servizio antincendio della regione siciliana.

Per saperne di più sui borghi rurali siciliani:
Liliane Dufour, Nel segno del littorio. Città e campagne siciliane nel ventennio, 2006
Joshua William Samuels, Reclamation: the archaeology of agricultural reform in fascist Sicily, 2012
https://wwwvoxhumana.blogspot.com/2013/06/la-via-dei-borghi17-la-quinta-fase-dei.html

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