I più antichi documenti superstiti sul caricatore della Bruca risalgono alla fine del Trecento, quando Brucoli era già un importante punto di esportazione del grano prodotto nei territori di Augusta e Lentini.
Nel 1392 re Martino concedeva annualmente, sui suoi proventi, 200 Onze a Gerardo de Guimerano e ben 500 Onze a Ugo Santapau che, se non disponibili, potevano essere pretese sulle rendite di Caltagirone. (L. Barberi, I Capibrevi, 1508)
Le concessioni di rendite sugli introiti di Brucoli continuarono fino alla metà del Quattrocento finché re Giovanni concesse alla regina “il porto, l’emporio e l’agro circostante” (V. Amico, Lexicon topographicum Siculum, 1757-1760) Tra il 1462 e il 1467, su incarico della stessa regina, il governatore della Camera Reginale Juan Cabastida, avviò i lavori di costruzione di una solida torre di guardia a difesa del caricatore.
Una lastra marmorea, posta dentro un’edicola, sulla facciata meridionale, sovrastante l’ingresso ricorda l’evento: “Sotto il regno della Regina dei siculi, Giovanna, sono stata eretta per custodire le granaglie di Brucoli, sono detta Bastida perché Giovanni Bastida mi fece costruire, da lui presi il nome”.
Per i meriti acquisiti come governatore della camera reginale Cabastida ottenne la concessione della torre che i sui eredi, nel 1509, trasferirono ad Eleonora e Francesco Nullo, madre e figlio.
Nel 1583 la torre è citata tra quelle bisognevoli di miglioramenti da Camillo Camillani, incaricato di svolgere una ricognizione del sistema difensivo costiero siciliano.
“Questo castello della Bruca per dire il vero egli è un’anticaglia molto sconcertata, et haverebbe bisogno di racconciamento, poiché egli è sopra un porto importante, che se non fusse così tralasciato il porto, e il castello, sarebbe per il servitio del comun commertio di grandissima commodità […] Perciò sarei di parere per questa commodità e per altre del barcarizzo, che giornalmente si esercita, che detto castello s’accomodasse”. (C. Camilliani “Descrittione delle marine di tutto il regno di Sicilia, 1584)
Probabilmente a seguito delle indicazioni del Camilliani, alla fine del XVI secolo, la torre fu rinforzata con una possente cinta muraria, assumendo l’aspetto attuale.
“La struttura ha forma rettangolare, misurando 22 mt x 18 con gli angoli protetti da torri cilindriche, queste non portano tracce di scale, essendo state costruite con criteri esclusivamente difensivi. L’atrio del castello è occupato da una vasta costruzione rettangolare su due piani ampia mt 17 x 15. Probabilmente qui doveva esservi l’abitazione del castellano, mentre il presidio militare trovava stanza negli ambienti che fiancheggiano le cortine murarie dei lati nord-ovest e nord-est. L’accesso al piano superiore era possibile solo da una scala che si apre sulla sinistra della porta d’ingresso al castello, nel lato sud-ovest. La massiccia volta a botte, che divide i due piani, consentiva di reggere meglio il peso delle artiglierie e impediva, in caso di incendio, il propagarsi delle fiamme. La presenza di una cisterna garantiva inoltre il rifornimento idrico della struttura. Alle mura di cinta, con i loro camminamenti di ronda, si accedeva invece attraverso scale ricavate nello spessore murario”.
Fortemente danneggiata dal terremoto del 1693 la struttura difensiva fu aggregata, nel Settecento, alla piazzaforte di Augusta che provvide a dotare il castello di un presidio permanente.
Probabilmente frutto di modifiche ed alterazioni di quel periodo le grandi mensole che sovrastano la porta centrale e quelle che si allineano nell’interno, cosi come alcune opere di difesa avanzata rivolte verso l’entroterra che, attestate a metà Settecento, risultano oggi scomparse.
Nel 1821 un documento oltre a porre l’accento sull’importanza strategica della baia di Brucoli, descrive lo stato d’abbandono in cui versava il castello. Nel 1882 il fortilizio, smilitarizzato, passò al demanio che lo cedette al barone Spedalieri di Catania, che lo utilizzava come base delle operazioni commerciali connesse alla vicina tonnara di Punta Bonico di cui oggi non vi è traccia.
Nel 1911, a ridosso del castello, fu impiantato un faro e un piccolo edificio per il personale di guardia. Quest’ultimo, che versava in stato di abbandono, è stato ceduto nel 2017 ad una società privata che lo ha ristrutturato e trasformato in una struttura turistica.
Oggetto nel tempo di diversi lavori di restauro, tra i quali anche un nuovo ciclo di interventi conservativi banditi nel 2022 ma non ancora avviati, il castello di Brucoli, per mancanza di fondi e personale, è stato riaperto al pubblico in modo discontinuo ed episodico.
di Marco Monterosso
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