E’ stata tenuta da Umberto Garro che ha delineato le parabole artistiche dei due compianti cantautori siciliani
La conferenza “Il cavaliere dell’intelletto e l’estensione vocale” , tenuta da Umberto Garro, a Villa Reimann, è divenuta occasione per delineare le parabole artistiche, arricchite da taluni aneddoti, dei due compianti cantautori
siciliani, Franco Battiato e Giuni Russo, apparentemente molto divergenti tra loro.
Umberto Garro, già professore di Antropologia culturale ed etnologica, all’Accademia delle Belle arti del Val di Noto, ha spiegato, innanzitutto, come il tema della conferenza scaturisca dalla vasta passione per l’identità siciliana, la sicilianità e la sicilitudine che lo hanno condotto ad esplorare diversi ambiti da quello folkloristico, a quello letterario e canoro.
Proprio nel settore della musica ha tenuto una conferenza sul “duo” formato dalla cantautrice e cantastorie, Rosa Balistreri, e dal poeta, Ignazio Buttitta, che posero al centro dei loro componimenti la povertà e il diffuso sfruttamento in cui annaspava il popolo siciliano.
Garro, poi, si è soffermato sulla cantante palermitana, artista sperimentale e d’avanguardia, Giuni Russo (all’anagrafe Giuseppa Romeo), la quale, per estensione vocale e per l’esecuzione di gorgheggi, potrebbe essere assimilata ad una soprano, ma che nei primi tempi fu snobbata dalle case discografiche.
Un’artista per la quale si rivelò provvidenziale l’incontro con la musicista, scrittrice e produttrice discografica, Maria Antonietta Sisini, che, tra l’altro, fu per 36 anni, la sua compagna.
L’incontro con Franco Battiato, invece, avvenne nel 1969 a Milano, dove i due artisti si erano nel frattempo trasferiti e frequentavano lo stesso gruppo di amici accomunati da identici ideali spirituali ed ideologici.
Nel medesimo anno, quando Giuni Russo vinse il festival di Catrocaro, Battiato non poté fare a meno di notare la
potenza della sua voce.
Battiato, che era anche regista, teologo, pittore e scrittore, nacque ad Ionia, oggi Riposto, ed apparteneva ad una famiglia molto modesta – il padre era scaricatore di porto, la madre sarta – .
Restò folgorato dalla musica in occasione di un’esibizione musicale di un’orchestra che intonò “La passione di San
Matteo” di Bach, sul sagrato della chiesa del Carmine a Riposto, ed a seguito della quale acquistò una chitarra che imparò da autodidatta.
Garro ha rivelato come l’incontro con Giorgio Gaber sia divenuto decisivo per tramutare il nome di battesimo da Francesco a Franco.
Battiato, infatti, avendo dato vita assieme a Gregorio Alicata, ad un gruppo musicale denominato “I viandanti” cominciò a frequentare i locali notturni, tra cui il CAB,’64 dove si faceva cabaret e che ospitava, fra gli altri, artisti, come Cochi e Renato, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi e Lino Toffolo. Battiato, che suonava delle musiche siciliane con adattamenti barocchi, fu notato da Giorgio Gaber, il quale, dopo aver stretto un rapporto di amicizia con lui, lo invitò al programma televisivo Rai “Diamoci del tu”, condotto assieme a Caterina Caselli.
Visto che quella sera era ospite anche Francesco Guccini, per evitare sovrapposizioni di nomi, Gaber disse a Battiato che da quel giorno lui si sarebbe chiamato Franco.
Nonostante la musica di Battiato sia senza dubbio più intima di quella di Giuni Russo, va inserita anch’essa nel solco di quella sperimentale e d’avanguardia.
Garro, infine, ha ricordato la crisi mistica di Battiato, l’importanza che per la sua formazione ebbe la lettura dei testi del grande teologo armeno Georges Ivanovic Gurdieff e l’incontro con i Dervisci, ossia i discepoli di alcune confraternite islamiche che, per il loro difficile cammino di ascesi e di salvazione, sono chiamati a distaccarsi nell’animo dalle passioni mondane.
Durante la conferenza, Sandra Tinè, che faceva parte del coro diretto dal maestro Sampieri, ha cantato diversi pezzi di entrambi gli autori.
Liliana Strano ha letto taluni scorci sulla vita di Giuni Russo, mentre Agata Ingala ha “donato” un passo dell’opera
lirica “Il cavaliere dell’intelletto” di Battiato.
Giuni e Franco, due autori, dunque, che hanno affinato il talento e raggiunto la fama, grazie anche al lungo processo di introspezione e a quei travagli dell’anima che conducono spesso alla pienezza del sé.
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