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Il FEC e “le chiese di Stato”

di Marco Monterosso
Il FEC e “le chiese di Stato”

Fino al 2020 gran parte dei siracusani immaginavano che il famoso “Seppellimento di Santa Lucia” del Caravaggio, allora esposto a Santa Lucia alla Badia, fosse di proprietà di quella chiesa o magari della Diocesi.

Qualcuno poteva addirittura ipotizzare che appartenesse al Comune dato che nel 1608 l’opera fu finanziata con i denari dell’Università (come allora si chiamava appunto il “Comune”). In ogni caso il quadro del Caravaggio era unanimemente considerato nella piena disponibilità di una qualche imprecisata istituzione siracusana. In realtà, come abbiamo scoperto da allora, a seguito di una ambigua operazione che ebbe grande impatto mediatico, l’opera è di proprietà del Fondo Edifici di Culto (FEC) un ente dello Stato, gestito dal Ministero dell’interno, formalmente nato nel 1985.

Il FEC naturalmente non possiede solo il Caravaggio ma anche gran parte delle chiese più grandi e antiche di Siracusa. Come riporta il sito istituzionale, l’ente possiede infatti: “circa 840 chiese di interesse storico-artistico distribuite in tutta Italia; alcune aree archeologiche e museali, 2 complessi forestali e un fondo librario antico con oltre quattrocento volumi antichi”.

Inoltre gestisce numerosi immobili destinati a sedi governative ed altri affittati a privati. Ma come si è formato questo enorme patrimonio ? Semplicemente dalla requisizione degli immobili delle congregazioni religiose soppresse con i provvedimenti legislativi del 1866/67.

Secondo i legislatori del periodo questa operazione, oltre a fornire un sostegno alle finanze dello Stato, avrebbe restituito alla libera circolazione del mercato i beni ecclesiastici che formavano la cosiddetta manomorta.

In realtà finirono sul mercato solo i beni più “appetibili” ai privati (terreni, abitazioni e botteghe) mentre gran parte delle strutture conventuali furono cedute gratuitamente ai Comuni e alle Province che li adattarono a scuole, asili infantili, ospizi, ospedali e altre opere di pubblica utilità. In buona sostanza l’istruzione, la sanità e “l’assistenza sociale” passarono di mano, dall’autorità ecclesiastica a quella civile.

Così come le collezioni librarie delle case religiose che costituirono la base per la nascita delle biblioteche civiche e gli oggetti d’arte che furono devoluti ai nuovi musei istituiti nei Comuni e nelle Province.

Il FEC e “le chiese di Stato”

Messi sul mercato i cespiti “laici” e ceduti conventi e monasteri agli enti locali, allo Stato restarono le chiese annesse ma anche l’onere del sostentamento del clero italiano, che doveva essere garantito dagli stessi redditi provenienti dall’acquisizione forzosa del patrimonio ecclesiastico.

Attraverso la creazione di un apposito ente denominato “Fondo per il culto”, si intendeva garantire il pagamento di pensioni e vitalizi ai membri delle corporazioni soppresse e la cosiddetta “congrua parrocchiale” che riconosceva un salario minimo, uguale per tutti i parroci.

Per un lunghissimo periodo l’attività del Fondo per il culto fu perciò assorbita, per la gran parte, dalla gestione del trattamento economico degli ecclesiastici e già durante i primi decenni del Novecento lo stato fu costretto ad intervenire finanziariamente per sopperire alle necessità dell’ente.

Con i “Patti lateranensi” del 1929 lo Stato italiano riammise il riconoscimento della personalità giuridica civile per Ordini e Congregazioni religiose ma fu solo con il concordato del 1984 che lo stato si affrancò dall’onere del sostentamento del clero che da allora si mantiene in maniera autonoma.

Nel 1985 nasce così il Fondo Edifici di culto (FEC) “la cui denominazione rende manifesta la rinnovata missione istituzionale volta al restauro, la tutela e la valorizzazione degli edifici sacri”.

Il FEC e “le chiese di Stato”

La quasi totalità delle chiese gestite dal FEC provengono da Corporazioni religiose che erano presenti nell’ex Regno delle Due Sicilie e nell’ex Stato della Chiesa: 758 su 840.

Tra queste ben 273 si trovano in Sicilia e 200 nella città di Roma. Tra gli ordini religiosi più colpiti dalla soppressione c’erano certamente i Francescani (Cappuccini, Riformati, Osservanti, Conventuali e Clarisse) con un totale di 359 edifici espropriati.

Solo nella provincia di Siracusa ancora oggi il FEC è proprietario di 39 chiese (vedi tabella sotto) molte delle quali sono state riaperte al culto.

Gran parte del patrimonio ceduto ai Comuni e alla Provincia oltre un secolo fa, non si riesce invece a restituire ancora alla pubblica fruizione.

Foto di Angelo Magnano ©

Il FEC e “le chiese di Stato”

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