Sull’onda del fervore religioso derivante dalla prima crociata (1096-1099) nacquero diversi ordini religiosi-cavallereschi, aventi lo scopo di proteggere e curare i pellegrini diretti verso la terra santa
Tutti, almeno attraverso film e serie TV, conoscono i Templari e le loro strabilianti ricchezze, le leggende legate al Santo Graal e la maledizione lanciata dall’ultimo gran maestro quando fu messo al rogo nel 1314.
Tuttavia non molti sanno che alcuni di questi ordini, compresi i Templari, possedevano proprie strutture e beni non solo in Sicilia ma anche nel territorio siracusano. Ma andiamo con ordine !
La prima menzione di una di queste proprietà risale al luglio 1145, Enrico de Bubly (anche Bubbio o Buglio), insieme alla moglie Beatrice, donava ai Templari delle terre nei pressi di Scordia.
Nel 1151, quando il genero di Enrico, Goffredo Oliveri, si recò a Scordia per prendere possesso dei beni di famiglia, trovò i Templari che reclamavano non solo le terre di Scordia ma anche una proprietà nel casale di Pantalica (Pentargio).
Da un atto di Federico II del settembre 1229, che ratificava concessioni già avvenute, sappiamo che l’ordine aveva ricevuto cospicui possedimenti a Lentini da parte del conte Rainaldo di Modica tra cui: il Pantano Salso, le pertinenze della chiesa di Sant’Elia, le terre e il bosco della chiesa di San Leonardo, un vigneto nel luogo detto “Bulfutoni”, il casale di Rahalmassur, con la chiesa di San Bartolomeo e il tenimento detto di Custumera confinante con il casale di Bulgarano.
Sempre dallo stesso documento sappiamo che i templari possedevano, avendolo ricevuto da Gualtiero da Caltagirone, anche il casale di Magrentino, nel territorio di Siracusa.
I cavalieri Teutonici entrarono in possesso dei primi possedimenti siciliani nel 1196 quando ricevettero da Enrico VI la chiesa della Santissima Trinità di Palermo, fino ad allora appartenuta ai Cistercensi. Nel siracusano s’insediarono invece solo dopo il Vespro quando ottennero, da Giacomo d’Aragona nel 1296, la chiesa di Santa Maria de “Criptis rebellatis” in territorio di Noto.
Per quanto riguarda i cavalieri di San Giacomo, nati con l’obiettivo originario di proteggere i pellegrini che si recavano a Santiago di Compostela in Galizia, ottennero la loro prima proprietà nel siracusano non dal sovrano ma da Riccardo di Passaneto che nel primo decennio del Trecento, aderendo all’ordine, donò loro le sue terre di San Calogero, non lontane da Brucoli.
Infine i cavalieri di San Giovanni, in possesso nell’isola di un estesissimo patrimonio fondiario che però s’insediarono nel territorio siracusano solo dopo la soppressione dei Templari di cui assorbirono i 6 feudi lentinesi.
Tra XIII e XIV secolo i beni degli ordini cavallereschi in Sicilia crebbero considerevolmente poiché ad ulteriori concessioni sovrane si aggiunsero numerosi lasciti testamentari di privati che incrementarono notevolmente anche il loro patrimonio urbano. Alla fine del Quattrocento perdettero però i loro beni sia i cavalieri Teutonici che quelli di Santiago che, di fatto, finirono per essere “demanializzati” dai regnanti spagnoli. In poco più di tre secoli dell’originario patrimonio fondiario siciliano degli ordini cavallereschi non restavano cosi che i soli beni degli Ospedalieri che fino alla fine del Settecento gestirono le loro proprietà mediante “precettorie” o “commende” locali, che facevano capo ad un priore con sede a Messina. Le principali commende dell’ordine erano, oltre Lentini, a Polizzi, Catania Palermo, Corleone, Gangi, Agrigento, Piazza Armerina, Marsala, Modica, Caltagirone, Randazzo, e Taormina.
Tutto ciò durò finché l’occupazione francese di Malta nel 1798 e la cacciata dei cavalieri, stanziati nell’isola sin dal 1530, gettarono l’ordine nella confusione. L’abdicazione l’anno successivo del Gran Maestro Ferdinand von Hompesch rappresentò inoltre l’occasione propizia che consenti a Ferdinando di Borbone di assegnare le ricchissime rendite del priorato di Messina al figlio, il principe Leopoldo. Nonostante alcuni provvedimenti successivi favorevoli ai cavalieri di Malta, l’ordine non ritornò più in possesso dei suoi beni che, concessi in Commenda a membri cadetti dei Borbone, furono di fatto incamerati dallo stato.
Riferimenti bibliografici:
Kristian Toomaspoeg, Le patrimoine des grands ordres militaires en Sicile, 2001
Laura Sciascia, Riccardo Passaneto e la Commenda dei Cavalieri di Santiago di Lentini, 2003
Kristian Toomaspoeg, Les Teutoniques en Sicile, 2003
Fabrizio D’Avenia, Le commende gerosolimitane in Sicilia, 2003
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