In Sicilia secondo uno studio del 2008, non essendo disponibili dati più aggiornati, sarebbero presenti almeno un centinaio di musei etnoantropologici
Tra i più importanti, oltre il Museo Giuseppe Pitrè di Palermo e quello delle Tradizioni silvo-pastorali di Mistretta (ME), vi è sicuramente la casa-museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide.
La collezione ospitata nel museo di Palazzolo si deve alla passione e all’impegno di Antonino Uccello che, tra gli anni ’60 e ’70 dello scorso secolo, condusse un importante stagione di studi sul campo avviata come “salvaguardia del mondo preindustriale”.
Dopo aver pubblicato alcuni studi sui canti popolari Uccello si dedicò alla cultura materiale e all’arte figurativa popolare progettando di raccogliere la moltitudine di oggetti, che era ancora possibile rinvenire nell’area iblea, in una “casa museo” aperta al pubblico. Nel 1964 acquistò allo scopo un’ala del Palazzo Bonelli-Ferla che, dopo un incessante lavoro di raccolta e sistemazione, fu inaugurata nel 1971.
La planimetria del palazzo si articolava su due piani: il piano terra in antico era adibito alle attività agricole, alla conservazione delle derrate alimentari e al nucleo abitativo del “massaro” che lavorava alle dipendenze del proprietario terriero. Il primo piano, o piano nobile, era invece destinato a residenza padronale.
All’interno del museo furono esposti tantissimi oggetti parte integrante della storia della Sicilia: pupi e locandine sugli spettacoli itineranti, pezzi di carri siciliani, vecchie macchine per la lavorazione dell’olio e del miele, pitture su vetro, ex voto, abiti dell’epoca, utensili di legno, vasellame e vasi, sculture votive in cera e cartapesta, statuine del presepe in diversi materiali.
La stanza del massaro, con tutto il mobilio e gli oggetti domestici perfettamente conservati, rappresentava il fiore all’occhiello del museo.
Nel clima culturale del tempo, influenzato dal pensiero gramsciano, il museo di Palazzolo divenne un fecondo laboratorio culturale, visitato da artisti e intellettuali di fama nazionale che ritrovavano in quegli oggetti l’espressione della cultura materiale delle “classi subalterne”.
Il dibattito scientifico etnoantropologico, che ebbe tra i suoi animatori anche lo stesso Uccello, ebbe il merito di influenzare positivamente gli organi politici siciliani che, nella legge istitutiva dell’Assessorato regionale ai BB.CC. del 1977, individuarono tra i beni culturali anche quelli etno-antropologici.
Una successiva legge regionale, la n.116 del 1980, oltre a prevedere nell’organico delle soprintendenze le figure di dirigente tecnico etnologo e antropologo, autorizzava l’acquisto di collezioni private allo scopo di “pervenire alla formazione di musei regionali di beni naturali e naturalistici e di beni antropologici e della scienza, del lavoro e del territorio”.
Fu cosi che, dopo la morte di Antonino Uccello nel 1979, il museo di Palazzolo fu acquistato dalla regione siciliana. Dopo oltre un quarantennio di gestione pubblica la casa-museo di Antonino Uccello presenta un bilancio in chiaro scuro.
Le risorse regionali hanno infatti consentito di ampliare i locali a disposizione, garantire la custodia degli oggetti, migliorandone la disposizione museografica e promuovere alcune iniziative ed attività culturali in ambito etnografico.
Tuttavia è mancata una idonea promozione del museo, il suo reale inserimento in contesti di rete più vasti e la capacità di coinvolgere le giovani generazioni anche attraverso l’uso di tecnologie didattiche al passo con i tempi.
Il museo è chiuso al pubblico dall’aprile del 2022 ed alcuni di questi obiettivi sono tra quelli previsti dalla direzione del museo quando finalmente sarà riaperto.
Nonostante diverse sollecitazioni, provenienti da parte di associazioni ed operatori culturali, nessuna notizia trapela tuttavia sulla data della sua riapertura.
Foto tratte da:
https://catalogo.beniculturali.it/
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