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La chiesa rupestre del Crocifisso

di Marco Monterosso
chiesa

Si deve ad Aldo Messina, alla fine degli anni ’70, una rilettura critica della datazione di gran parte degli insediamenti e delle chiese rupestri del nostro territorio fino ad allora, comunemente definite “bizantine”.

Fenomeno invece strettamente collegato alla Sicilia islamica e alla successiva fase di ricristianizzazione normanna quando, la modalità insediativa trogloditica, tipica del meridione peninsulare, Materano e Puglia, sembra affermarsi anche in Sicilia. (A. Messina, Le chiese rupestri del Siracusano, 1979) Tra le chiese del folto gruppo rupestre siciliano quella del Crocifisso, posta tra gli abitati di Lentini e Carlentini (SR), non lontano dall’area archeologica di Leontinoi, è certamente tra le più importanti non solo per il suo eccezionale apparato iconografico ma anche perché, attraverso questo, è possibile dimostrare il perdurare di tale tipo di raffigurazioni ben oltre il IX secolo. Le notizie documentarie sulla grotta sono scarsissime, se si esclude la data 1764 posta sulla porta d’ingresso, frutto di una risistemazione tarda, non disponiamo praticamente di alcun documento in grado di attestare le diverse fasi cronologiche della sua lunga frequentazione.

La chiesa rupestre del Crocifisso

Apparterrebbero al XII secolo le tracce superstiti di affreschi posti lungo la parete meridionale del vano maggiore che, distribuiti in formelle e disposte su almeno tre ordini, rappresentano scene del Giudizio Universale. Al XIII secolo sono invece riferibili gli affreschi che occupano la parete e la conca absidale ad est e rappresentano la Crocifissione e il Cristo Pantocratore, quest’ultimo racchiuso in una mandorla decorata con crocette bicrome rosse e nere, assiso in trono e affiancato da una coppia di angeli. (ICCD, Itinerari culturali nel medioevo siciliano, 2008)

La chiesa rupestre del Crocifisso

La galleria iconografica della chiesa si arricchisce, poi, nei secoli XIV-XVII con le rappresentazioni di santi legati all’Occidente e in particolare, si ipotizza, al mondo francescano. A quest’epoca, infatti, possono datarsi i pannelli di un Santo vescovo (Eligio?), S. Chiara (?), S. Pietro, di un Santo cavaliere su cavallo bianco, S. Calogero, un Cristo Viandante, S. Cristoforo, la cosiddetta Madonna del Latte e S. Margherita, con sei formelle con scene della vita. (ICCD, Itinerari culturali nel medioevo siciliano, 2008) Probabilmente nel XVI secolo, con la realizzazione di ingenti lavori di ristrutturazione dello spazio sacro e con l’apertura di due varchi tra i vani principali, il complesso fu adibito a sepolcreto. L’escavazione di un ambiente atto a rendere più profondo l’invaso principale, comportò inoltre una sorta di ribaltamento dell’asse della chiesa, con il posizionamento dell’altare di fronte all’ingresso.

La chiesa rupestre del Crocifisso

Dalla rilevanza dell’iconografia mariana si può dedurre che originariamente la grotta era dedicata alla Vergine, probabilmente a quella stessa “Santa Maria della Cava” cui era intitolata la prima cattedrale di Lentini, riguardo alla denominazione attuale è possibile invece che essa fosse legata alla rappresentazione della Crocifissione, posta a sinistra dell’abside. Sulla parte sommitale del costone roccioso su cui fu escavata la grotta, probabilmente a metà Settecento, venne realizzato un piccolo complesso monastico dotato di celle, cappella e locali comuni, oggi parzialmente crollato ed in pessimo stato di conservazione. Datazione, committenza ed uso del complesso religioso potrebbero essere individuate da ricerche archivistiche che a quanto pare, finora, non sono state realizzate o ancora pubblicate.

La chiesa rupestre del Crocifisso

La grotta del Crocifisso non è solo una eccezionale testimonianza delle nostre radici culturali e devozionali ma anche un ottimo esempio di partecipazione attiva, della cittadinanza e delle associazioni del territorio, nella valorizzazione di questo pregevolissimo bene comune. Grazie infatti alla nascita del comitato “Lentini nel cuore” e alla disponibilità della chiesa madre di Lentini, la grotta del Crocifisso, nel 2016 e nel 2018, è stata oggetto di lavori, finanziati da FAI e Banca Intesa, che ne hanno consentito non solo la riapertura al pubblico ma anche il parziale restauro delle sue splendide rappresentazioni sacre.

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