Le prime indagini archeologiche sulla città di Akrai, cominciarono solo nel XIX sec. grazie all’opera del barone Gabriele ludica (1760-1835)
Nominato nel 1815 real custode delle antichità del Val di Noto, Judica dedicherà a questa missione gran parte della sua vita. A lui si deve anche il primo lavoro monografico dedicato alla colonia siracusana (Le antichità di Acre, 1819), in cui compaiono i risultati delle campagne di scavo condotte tra il 1809 ed il 1817.
Tuttavia le due maggiori scoperte archeologiche di Judica avvennero solo dopo la pubblicazione della sua monografia: il bouleuterion, scoperto nel 1821 e il teatro, messo in luce nel 1824.
Secondo lo schema culturale del tempo, che considerava degni di considerazione solo i monumenti greco-romani, il barone Judica tralasciò però di segnalare ogni altra “antichità” successiva.
Tra queste probabilmente anche una grande catacomba, oggi nota come “Grotta di Senebardo”, che tuttavia scavò nel 1816. (A. Marotta D’Agata, B. Garozzo, D. Moreschini, Palazzolo Acreide, in Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia, 1994)
La Grotta di Senebardo è una imponente catacomba presente sul versante Ovest dell’area archeologica di Akrai (la cosiddetta “panoramica”) raggiungibile da un breve ma impervio sentiero posto nei pressi della stele commemorativa dedicata all’aviatore e deltaplanista Angelo D’Arrigo, prematuramente morto in un incidente di volo nel 2006.
Anche se il sentiero, realizzato nel 2018 è stato dopo pochi anni vandalizzato con la sistematica demolizione della staccionata e risulta oggi anche poco manutenzionato, una visita alla Grotta di Senebardo è certamente consigliata.
Non essendo stato oggetto di studi specialistici le notizie sull’ipogeo sono scarsissime, potendosi avanzare solo una generica attribuzione al periodo bizantino (VI – IX d.C.).
La grotta risulta costituita da un grande ambiente centrale sul cui soffitto è presente un’apertura circolare che conferisce luce all’ambiente sotterraneo.
Secondo alcune ipotesi l’ampiezza del vano centrale dimostrerebbe che l’area cimiteriale fu ricavata dal riadattamento di un’antica cisterna romana mentre, secondo altre, il vano fu ingrandito successivamente per adattarlo a luogo di preghiera e culto.
L’ambiente centrale è contornato da numerose tombe sia ad arcosolio che a baldacchino, alcune presentano una evidente struttura monumentale e fregi architettonici di notevole interesse che fanno propendere per una committenza da parte di personaggi illustri.
Tra questi probabilmente lo stesso Senebardo, il cui nome è riportato sopra uno dei baldacchini, e che si può ipotizzare svolgeva un ruolo di rilievo (civile o militare) nel territorio acrense.
Nell’ipogeo sono presenti anche numerose iscrizioni con caratteri greci e altre, certamente successive, in caratteri latini. Molto interessanti anche alcuni piccoli ambienti sepolcrali che presentano, a differenza degli altri, un particolare tipo di soffitto con “volta a vela a doppio spiovente” (V. G. Rizzone – A. M. Sammito, Sepolture di prestigio nelle catacombe della Sicilia sud-orientale e di Malta, 2021).
Foto di Angelo Magnano©
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