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La querelle sull’ingresso della disabile al Museo Paolo Orsi: le accuse della donna e la replica dell’addetta alla biglietteria

disabile

L’episodio risale a mercoledì 26 giugno e viene raccontato con due versioni opposte: abuso subito da lun lato, osservanza della normativa dall’altro

Lanciato sulle pagine di Repubblica Palermo ha destato parecchie polemiche il caso del oresunto “ingresso gratuito negato” ad una disabile al Museo Paolo Orsi di Siracusa.

Forti e pesanti le accuse della diretta interessata, a cui fa seguito la replica dell’addetta alla biglietteria.

Tutto accade mercoledì 26 giugno: nel racconto della disabile, autrice dell’articolo poi pubblicato sulla pagina regionale del quotidiano,si denuncia della violazione del dm 507/97 che prevede la gratuità del biglietto per i “cittadini dell’Unione europea portatori di handicap”.

Secondo quanto scrive, l’addetta alla biglietteria le ha richiesto un certificato che attestasse la sua disabilità per annotarlo al computer per l’emissione del biglietto.

Su questo si è scatenato un confronto acceso “visto che – sostiene  la disabile – in nessun altro museo, monumento o parco archeologico ci avevano chiesto un documento che comprovasse ciò che era palese a chiunque”.

“Abbiamo chiesto di parlare con un suo superiore – si legge nell’articolo – che, solo dopo un’accesa discussione, ha concesso l’ingresso gratuito con l’esibizione della carta d’identità”.

Altra violazione contestata il pagamento del biglietto per l’accompagnatore, che invece “è garantita – evidenzia la donna – dal decreto ministeriale del 1997, ma questa legge nazionale e regionale non è stata qui rispettata”.

L’addetta alla biglietteria replica a queste accuse e fornisce una differente versione dei fatti: “La donna, affetta da disabilità si è presentata con due accompagnatori, il padre e la madre, e hanno chiesto l’emissione di un titolo d ingresso gratuito motivato da handicap.

La normativa vigente prevede l’emissione del titolo – riferisce – ma riportando sullo stesso il protocollo del verbale di invalidità civile o il numero del tesserino attestante l’invalidità”.

A questa richiesta il padre della donna avrebbe reagito in modo vibrato: l’addetta alla biglietteria riferisce di “aggressione verbale” messa in atto davanti al personale in servizio interno al Museo.

Neanche il colloquio con la responsabile avrebbe calmato gli animi: “La madre, non soddisfatta di non aver ottenuto ciò da loro richiesto, – prosegue il racconto –  ha detto esplicitamente che la figlia, giornalista di Repubblica, avrebbe riportato questo episodio in un articolo, denunciando l’abuso subìto.

Vista la nostra fermezza – prosegue l’addetta alla biglietteria – mi ha seguita, porgendomi il proprio documento di riconoscimento affinché emettessi il titolo d ingresso gratuito anche per l’accompagnatore.

Questo purtroppo mi è stato strappato dalle mani, in maniera aggressiva, dal padre, ripetendo che non ero autorizzata a fare ciò.

Vista la situazione ho emesso un titolo d ingresso gratuito per persona disabile e due titoli a pagamento per visitatori comuni.

Provo una profonda amarezza – conclude l’addetta alla biglietteria – in quanto denigrata solo per aver dato seguito ad una normativa semplice e chiara a cui i tantissimi utenti con disabilità si attengono senza alcun dire”.

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