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La tonnara di Marzamemi

di Marco Monterosso
tonnara

Le prime notizione sulla tonnara di Marzamemi, al di la delle suggestive ipotesi di un suo impianto già “al tempo arabo” risalgono al 1648 quando, per la somma di 222 onze, risulta concessa in gabella a Francesco Romundazzo e a Mariano Nicolaci

L’esercizio delle tonnare era a quel tempo ancora strettamente controllato dall’autorità monarchica che possedeva gran parte degli impianti dell’Isola e che poteva gestire sia in proprio, attraverso ufficiali di nomina regia, (in credenzeria) o affidandoli, mediante bando pubblico, ad appaltatori (in gabella).

A causa della segnalazione di irregolarità contabili nel 1651 alcuni soldati agli ordini degli ufficiali di Noto, dalla cui secrezia la tonnara di Marzamemi dipendeva, fecero irruzione nei magazzini della tonnara per sequestrare il prodotto del pescato di quell’anno che ammontava a 170 onze.

Dopo le rimostranze del Nicolaci, un’indagine fiscale rilevò che non era possibile avere notizie sulle annate precedenti poiché “rare volte innanzi l’anno 1650 si solia calare, perché non era così bene sperimentata e prendea pochi pesci “.

Intanto la monarchia spagnola, soffocata finanziariamente anche dai costi della sua enorme macchina bellica, aveva avviato un piano di dismissione che puntava alla vendita di gran parte del patrimonio pubblico siciliano.

Insieme ad intere città e uffici pubblici furono cosi messe in vendita anche le tonnare che fino ad allora avevano rappresentato per le casse sovrane un importante fonte di reddito.

Tra queste anche la tonnara di Marzamemi che nel 1655, assieme a quella di Vendicari e Santa Panagia, fu acquistata, per 9.000 onze da Simone Ignazio Calascibetta giudice della regia Corte criminale di Palermo e membro del Sacro regio consiglio di Sicilia.

Allora come oggi le privatizzazioni “fanno miracoli” cosi nello stesso anno dell’acquisto da parte del Calascibetta la tonnara, che fino a qualche anno prima prendeva pochi pesci, definita “antica e famosa”, riuscì a pescare ben 4500 tonni”.

La tonnara di Marzamemi

I Nicolaci continuarono a gestire la gabella di Marzamemi anche con i Calascibetta e nel 1658 avviarono la costruzione delle prime strutture murarie a terra.

Nel 1669 ottennero pure la gestione della tonnara di Vendicari riuscendo, con i ricchi proventi derivanti dalla loro attività, a introdursi a pieno titolo tra i ranghi dell’aristocrazia feudale netina.

In poco più di un secolo acquistarono, i feudi di Bonfalà (1701), Fegotto (1715), Regalcaccia (1717), Gisira di Pagano (1724) e Pirato superiore (1808). Nella prima metà del ‘700 Corrado Nicolaci riuscì anche ad elevare il suo casato al rango principesco, acquistando, dal marchese di Spaccaforno, il titolo di principe di Villadorata.

A partire dal 1752 i Nicolaci – che, pur sempre gabelloti, dovevano provvedere ai benfatti cosi come stabilito nei diversi contratti – avviarono una profonda azione edificatoria che riguardò a Marzamemi: la residenza signorile, la chiesa dedicata a San Francesco di Paola, gli alloggi del personale dipendente, i locali per il ricovero delle barche “scieri” e degli ordigni di pesca e due grandi cisterne per la raccolta dell’acqua da utilizzare come scorta estiva.

Cosicché, specie dopo essersi affermata definitivamente alla fine del secolo la colonizzazione della “nuova terra” di Pachino ad opera degli Starrabba, “il porticciolo di Marzamemi divenne molto attivo e la pesca si sganciò da quella stagionale dei tonni, con un progressivo accrescimento dell’abitato, che cominciò ad assumere l’aspetto di un piccolo centro urbano”.

L’impianto di Marzamemi proseguì nella sua straordinaria continuità possessoria e di esercizio fino alla prima metà dell’Ottocento anche se non tutti gli anni si calavano le reti, per cautelare un regolare passo dei tonni.

La grande quantità di tonni catturati potendo essere venduta a fresco solo in piccola parte, era salata e conservata in botti, costituendo notevoli scorte. Successivamente il calo divenne annuale.

La tonnara di Marzamemi

A partire dagli anni ’30 dell’800 l’impianto di Marzamemi, fino ad allora considerato il migliore tra gli esercizi di “ritorno” del Regno e ancora di proprietà della famiglia Calascibetta, subì una serie di “magre stagioni” che spinsero i proprietari a disfarsene in favore dei loro antichi gabelloti.

Nel 1868 il principe Corrado Nicolaci ne risultava ormai formalmente proprietario. Negli anni ’80 Ottavio Nicolaci, che aveva preso a censo anche le tonnare di Terrauzza, Ognina, Fontane Bianche, Fiume di Noto, Stampace e Vendicari, rivoluzionando le modalità di pesca, ottenne risultati strabilianti con mattanze che superavano i 4.000 tonni.

Alla fine del secolo il notevole incremento del pescato spinse i Nicolaci, ad intraprendere la costruzione di un grande stabilimento per la conservazione e l’inscatolamento.

Dopo l’edificazione dello stabilimento “venne eretto anche un grande contenitore per il ricovero delle “speronare“, veloci imbarcazioni a vela, di circa 15 metri di lunghezza che portavano il tonno sui mercati di Malta, ed un magazzino lungo la strada per Pachino, comprendente la zona di cottura ed un cortile per i lavori all’aperto.

Altri manufatti sorsero lungo il porticciolo insieme ai depositi per il mosto, da trasportare ai luoghi di consumo”.

La tonnara di Marzamemi

Negli anni Trenta del Novecento però i costi di manutenzione e approntamento sempre più gravosi e gli ingenti aumentati salariali dovuti all’introduzione dei contratti collettivi, mettono in crisi per la prima volta la pesca del tonno a Marzamemi.

Negli anni cinquanta, con il diffondersi delle barche a motore e con l‘introduzione delle nuove tecnologie di pesca d‘alto mare indipendenti dai ritmi stagionali, è evidente che l‘antico sistema di pesca risulta oramai inadeguato e non più competitivo. Nel 1969, dopo oltre tre secoli, la tonnara di Marzamemi viene “calata” per l’ultima vota.

Foto tratte da: https://catalogo.beniculturali.it/
Per saperne di più:
A. Lippi Guidi, Tonnare. Tonnaroti e Malfaraggi della Sicilia sud-orientale, 1993
S. Sorbello, La pesca del tonno nel capolinea del sud, 2010

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