La cosiddetta “torre del Fico” che sorge nei pressi di Priolo Gargallo, oggi integralmente inglobata all’interno della zona industriale, non è purtroppo visitabile, ricadendo all’interno di una proprietà privata.
Nel 1584 la progettazione di una torre costiera in quei luoghi risulta attestata dalla relazione dell’ingegnere militare Camillo Camilliani tuttavia, per la cronica mancanza di fondi che affliggeva la “deputazione del regno”, ufficio cui era demandata la gestione delle difese costiere, questa non venne costruita. È ipotizzabile dunque che la torre del Fico fu realizzata successivamente, probabilmente nella prima metà del Seicento, quando il fondo su cui sorge, che a quel tempo iniziò ad essere denominato ”Fontana del Fico” o “Santa Maria del Fico”, entrò in possesso della Compagnia di Gesù.
I Gesuiti, arrivati a Siracusa nel 1554, attraverso una compera eseguita dal padre Antonio Celesti, entrarono in possesso del fondo nel 1648 trasformandolo presto in una florida azienda agricola, gestita direttamente dai religiosi. (F. Renda, Tanucci e i beni dei Gesuiti in Sicilia, 1974) Probabilmente nel 1688, la data era riportata in un emblema dell’ordine scolpito nel portale principale ora andato disperso, il fondo fu dotato di caseggiati, fondaco, cappella e racchiuso da un solido muro di cinta. Per quanto riguarda la torre l’edificio risulta realizzato in muratura continua con blocchi di pietrame informe e cantonali in conci squadrati di pietra calcarea, presenta una volta a botte al piano terra, solaio e copertura piana al piano superiore. La notevole differenza di spessore esistente fra le mura del primo piano (1,80 m.) e il secondo (0,75 m.) fa suppore che questa subì pesanti rimaneggiamenti durante il XVIII secolo, probabilmente a causa dei notevoli danni inferti alla struttura dal terremoto del 1693. Viste le modeste proporzioni, è probabile che la torre, piuttosto che essere inserita all’interno del sistema difensivo della corona, svolgesse un semplice ruolo di protezione del fondo ed utilizzata come rifugio per i numerosi lavoratori ma anche come luogo di conservazione di derrate e attrezzi
Alcune notizie sull’azienda dei Gesuiti ci sono giunte a seguito di una lite giudiziaria che i religiosi mossero ai Gargallo, dal 1737 entrati in possesso di Priolo, per alcune vasche in cui veniva macerata la canapa che questi avevano realizzato a ridosso del fondo. Dato che al tempo le sensazioni olfattive sgradevoli erano immediatamente associate alle malattie, nel 1746, scrivendo alla Deputazione di Salute Pubblica, i gesuiti esposero che: «Dopo l’inizio dell’attività nelle pozze, il fratello responsabile del sito gesuitico e tutti i lavoranti si erano ammalati, a causa delle esalazioni dannose per uomini e animali. Come confermato da testimoni, la vicina località di Fontana del Fico era abitata tutto l’anno, oltre che dai salinari, da persone impegnate nella coltivazione di viti e ulivi. E il fondaco, posto in un luogo di passaggio pressocché obbligato sull’itinerario tra Villasmundo e Siracusa, era molto frequentato non solo da viandanti ma anche da guardie reali e soldati spagnoli, inclusi ufficiali anche supremi, e da altre persone di alto rango, e ogni mese nella muta del presidio di Augusta colà sostavano soldati e ufficiali di comando sì all’andata che nel ritorno». (D. Palermo, I pericolosi miasmi, 2018) Non sappiamo come si concluse la vicenda che, visto il prestigio degli attori coinvolti, doveva essere certamente scottante. Lo stesso prefetto della deputazione di salute pubblica di Siracusa, il barone Ignazio Francica Nava, provò infatti a sottrarsi alle sue responsabilità, accampando l’età avanzata e le infermità che gli impedivano di effettuare il sopralluogo. I Gargallo si rifecero però sui Gesuiti di lì a breve dato che, quando questi, nel 1767, vennero cacciati dalla Sicilia, riuscirono ad acquistare il fondo all’asta, dopo che questo era stato incamerato dallo stato.
Da alcune fotografie presenti presso l‘archivio fotografico della soprintendenza di Siracusa e da una relazione tecnica risalente al 1967 risulta presente nell‘angolo nord-est della torre uno stemma nobiliare della famiglia Gargallo, oggi non più esistente. Durante l‘ultima guerra mondiale la torre venne occupata dalle truppe alleate che per ragioni militari abbatterono la merlatura del lato orientale, fronte rivolto verso il mare, e ridussero l‘altezza dei merli angolari eliminandone le cuspidi. (Catalogo generale dei BB.CC. scheda 1900261123)
Foto tratte da: https://www.dati.cultura.gov.it/
di Marco Monterosso
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