Percorrendo la strada statale 124 che conduce da Solarino a Palazzolo, qualunque automobilista avrà certamente notato alcune casette rurali oramai abbandonate
Se poi si imbocca il bivio per Cassaro-Ferla, in località Montegrosso, la presenza di queste costruzioni risulta evidentissima. Si tratta di case coloniche realizzate agli inizi degli anni ’60 dello scorso secolo, a seguito della suddivisione dell’ex feudo di Giambra, appartenuto per lunghi secoli ai principi di Cassaro. Queste abitazioni, seppur la gran parte cadenti ed in abbandono, rappresentano il simbolo di una lunghissima stagione di lotte bracciantili che avevano come scopo la creazione di una piccola proprietà contadina a discapito dei proprietari assenteisti e dei loro latifondi incolti.
Già all’indomani della Prima guerra mondiale, infatti, la parola d’ordine “la terra ai contadini”, che esprimeva una tra le più potenti aspirazioni dei ceti rurali più poveri, produsse numerosi disordini e innumerevoli occupazioni abusive. Nel 1919 il cosiddetto “decreto Visocchi“, riuscì a sanare gran parte di quelle occupazioni, tuttavia non ebbe effetti significativi interessando, in tutta Italia, poco meno di 30.000 h.
L’impellente necessità di reinserire nella società i reduci della Grande guerra fu successivamente presa in carico dal regime fascista che intraprese una vasta azione di bonifica delle terre paludose e malariche e una progressiva trasformazione del latifondo siciliano che portò, nel 1925, alla costituzione dell’Istituto Vittorio Emanuele III per il bonificamento della Sicilia.
Seppur mascherati col più accettato termine di “colonizzazione” i provvedimenti del regime portarono all’esproprio di ampie superfici e la loro quotizzazione ed assegnazione a famiglie di lavoratori agricoli. Nel 1940, con la costituzione dell’ECLS (Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano), il regime perseguiva nuovi obiettivi avviando la realizzazione di borghi rurali aventi la funzione di centri di erogazione di servizi pubblici decentrati.
In questi “borghi di servizio” che non prevedevano la presenza di ambienti residenziali, vi erano un ambulatorio medico, un ufficio postale, una stazione dei Carabinieri, una Chiesa e naturalmente gli immancabili uffici delle organizzazioni fasciste, come a Borgo Angelo Rizza in territorio di Carlentini.
Dopo il secondo conflitto mondiale il tema della riforma agraria diventò centrale nel dibattito politico nazionale portando, nel 1950, all’emanazione di una legge che si proponeva, tramite l’esproprio coatto, la distribuzione delle terre ai braccianti agricoli.
Lo stesso anno il provvedimento venne recepito dalla legge regionale nr 104 che tra l’altro trasformò l’ECLS in ERAS (Ente per la Riforma Agraria in Sicilia) alle dipendenze dell’Assessorato all’Agricoltura. L’ente siciliano inizialmente perseguì l’opera già percorsa dall’ECLS, edificando un certo numero di borghi ma sviluppando al contempo un piano capillare di edilizia rurale, che avrebbe dovuto coprire l’intera superficie dell’isola.
In una mappa redatta dall’ERAS nel 1956 oltre alla costruzione di nuovi borghi era prevista infatti anche la realizzazione di diverse case coloniche, spesso a breve distanza l’una dall’altra ed a volte raggruppate a formare villaggi.
Vennero così realizzati diversi “Borghi residenziali”, agglomerati di case coloniche nelle adiacenze dei quali era previsto un borgo di servizio.
Tra questi il progetto riguardante l’ex feudo Giambra in territorio di Cassaro, esteso 350 ettari e frazionato in 63 parti di circa 5,5 ettari, assegnate per sorteggio.
Originariamente era prevista la costruzione di due borghi uno di tipo “B”, e uno di tipo “C” al limite Ovest dell’area interessata dal piano di ripartizione.
Il progetto, del settembre 1959, appare firmato da “Abbate Eustachio” e i due edifici previsti dovevano sorgere su un piazzale di dimensioni relativamente ridotte, mentre un’area antistante la scuola sarebbe stata adibita a “campo giochi ragazzi”.
La gara d’appalto esperita nel 1961 fu vinta dall’impresa CA.SFI.R. di Catania, tuttavia i due borghi non vennero mai costruiti.
Nell’area furono invece realizzate piccole unità abitative dotate di servizi igienici e cucina e un locale distaccato da servire per stoccaggio del foraggio o come ricovero per gli animali.
Lungo la strada provinciale furono costruiti anche 4 abbeveratoi alimentati con l’acqua proveniente dalla sorgente di Cava del Signore.
Successivamente l’elettrificazione rurale della zona consentì ad ogni unità abitativa di poter essere collegata alla rete elettrica. Nel 1965 all’ERAS subentrò intanto l’ESA (Ente di sviluppo agricolo), che ancora oggi gestisce quel che rimane delle terre e degli impianti della riforma agraria siciliana.
Le case coloniche di contrada Giambra, per la tardività della loro realizzazione, rappresentarono in realtà solo una conquista di retroguardia.
L’avanzare dell’industria petrolchimica, affamata di manodopera, era infatti, già a quel tempo, molto più appetibile del duro lavoro contadino.
Testimoni silenti di una lunga stagione di riscatto ed emancipazione sociale, ma da lungo tempo slegate da qualunque relazione con il lavoro contadino alcune case, dopo essere state alienate, sono state riadattate e ampliate a fini residenziali estivi.

Devo le foto del sorteggio dei lotti dell’ex feudo Giambra alla cortesia del Dott. Stelluccio Fiumara.
© E' VIETATA LA RIPRODUZIONE - TUTTI I DIRITTI RISERVATI