Intanto il 6 dicembre l’udienza sull’incidente probatorio per il quale la Procura ha nominato 6 esperti per verificare la funzionalità del depuratore
Lo stato del depuratore consortile dell’Ias pesa come un macigno sul futuro del polo petrolchimico siracusano.
Nel suo intervento che segue Salvo Baio chiama in causa la Regione, assente negli investimenti per ristrutturare gli impianti la cui funzionalità è oggi in discussione anche da parte dell’autorità giudiziaria.
“Sul Petrolchimico si addensano le incertezze sul futuro di Lukoil e di migliaia di lavoratori la cui apprensione per il rischio di perdere il posto di lavoro cresce di giorno in giorno.
Sono aggrappati alla speranza che da Roma arrivi una fumata bianca che porti il sereno dietro i cancelli delle fabbriche e nelle loro case.
Pochi chilometri più in la’, l’incubo del blocco produttivo non viene dalle ottuse sanzioni europee, ma dal depuratore biologico dell’Ias i cui impianti da oltre tre anni sono sotto sequestro giudiziario perché, a giudizio della Procura, sono inadeguati a smaltire l’enorme flusso di reflui industriali provenienti dagli stabilimenti del triangolo Melilli-Priolo-Augusta.
Dopo il sequestro, il management dell’Ias ha progettato costosi interventi strutturali per potenziare gli impianti e neutralizzarne gli effetti inquinanti, ma si è tutto bloccato per difficoltà ad ottenere i finanziamenti dal sistema bancario.
Ma a chi spetta sostenere l’onere di ammodernare gli impianti dal momento che il depuratore è di proprietà della Regione Siciliana?
La risposta va cercata nella convenzione del novembre 1999 tra Consorzio Asi, cioè la Regione, e Ias, la società consortile per azione che gestisce il depuratore e il cui capitale è detenuto da soci pubblici (Asi, comuni di Melilli e Priolo ) e privati, le industrie.
All’articolo 3 della convenzione si dice infatti che gli oneri per progettazione, realizzazione di opere integrative e/o migliorative degli impianti saranno ordinariamente affrontati dal Consorzio Asi (leggi Regione).
Inoltre nell’atto aggiuntivo alla convenzione, siglato sempre da Asi e Ias nel luglio del 2006, è previsto che il contributo annuale di 482.406 euro che Ias deve dare alla Regione sia finalizzato (anche) a prestazioni quali progettazione, finanziamento e realizzazione degli ammodernamenti degli impianti.
Sembra chiaro che a farsi carico degli investimenti per ristrutturare gli impianti di depurazione dell’Ias debba essere la Regione.
Se è così, perché fino ad ora nessuno l’ ha chiamata a risponderne? Sono trascorsi più di tre anni e non un solo intervento sul depuratore è stato fatto.
A giugno scorso è intervenuta l’ordinanza del Gip Palmeri con la quale si vieta il conferimento dei reflui industriali nel depuratore Ias e si ipotizza il reato di disastro ambientale.
Ad ottobre la Procura ha fatto richiesta al Gip di incidente probatorio previsto dall’articolo 392 del codice di procedura penale; l’ udienza è stata fissata per il prossimo 6 dicembre.
Il Gip ha inoltre dato incarico a tre ingegneri di verificare il corretto funzionamento del depuratore.
L’incidente probatorio è pensato per “formare”, nel contraddittorio delle parti, la prova, prima che si concludano le indagini preliminari.
Si ricorre a questa procedura quando si ha il fondato timore che lo stato dei luoghi oggetto delle indagini possa modificarsi col decorso del tempo.
La nomina dei tre esperti è un passaggio molto importante perché risponde all’esigenza di acquisire la prova regina sulla funzionalità del depuratore.
Se i tre esperti confermeranno la sua inadeguatezza, potrebbe scattare la chiusura o un ridimensionamento dell’ attività dell’impianto di depurazione.
I magistrati sono consapevoli delle ripercussioni sociali ed economiche derivanti da drastici provvedimenti e pertanto, prima di adottarli, hanno disposto un’ulteriore verifica tecnica per avere un quadro probatorio senza zone d’ombra.
Resta da dire che mai il nostro insediamento industriale ha vissuto giorni così incerti e drammatici come questi”.
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