Tesi contrastate dagli avvocati dei familiari del parà siracusano, Alessandra Furnari e Ivan Albo
Nuova puntata ieri al tribunale di Pisa del processo sulla morte di Lele Scieri, il parà siracusano trovato morto ad agosto del 1999 all’interno della caserma Gamerra.
La Procura nella scorsa udienza ha chiesto 18 anni per l’ex caporale Andrea Antico, accusato di omicidio volontario, 4 anni ciascuno per il generale Enrico Celentano e per il suo aiutante Salvatore Romondia, accusati di favoreggiamento, e il rinvio a giudizio per Alessandro Panella e Luigi Zabara, anche loro accusati di omicidio volontario in concorso.
Ieri è stata la volta dei difensori di Antico e delle parti civili.
I primi hanno hanno ribadito che il loro assistito non era in caserma al momento dell’accaduto e hanno provato a smontare la ricostruzione dei fatti così come prospettata dalla Procura.
A loro si sono contrapposti i legali della famiglia Scieri, gli avvocati Ivan Albo, che ha ripercorso la notte della tragedia, e l’avvocato Alessandra Funari con quest’ultima, che, come ha riferito a Siracusa Post, ha articolato il suo intervento smentendo la perizia medico-legale del consulente di Antico sulle cause della morte di Scieri.
L’avvocatura dello Stato ha già depositato conclusioni scritte.
Si torna in aula il 4 ottobre con le difese di Panella, Zabara e Romondia; l’11 ottobre sarà la volta della difesa del generale Celentano.
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