I volontari di Natura Sicula hanno provveduto a ripopolare l’area di vegetazione ripariale originaria
Nasce un boschetto alle Concerie rupestri di Palazzolo Acreide per valorizzare e far fruire il sito di contrada Fontanasecca grazie al lavoro di Natura Sicula.
Nei mesi scorsi, a seguito dei lavori di sistemazione della sorgente che alimenta le concerie, è stata pulita dai rifiuti e liberata da una vegetazione impenetrabile un’area sul fianco destro del torrente Calancone, nei pressi della sorgente in cui un tempo le donne andavano a lavare i panni.
La sorgente si trovava a due metri di profondità; era stata ricoperta con materiali di risulta e terra durante la costruzione del collettore fognario.
L’area, ricchissima di acqua corrente e di umidità, è stata ripopolata di vegetazione ripariale originaria. Una squadra di volontari ha messo a dimora giovani alberi di Platano orientale Platanus orientalis, Pioppo nero Popolus nigra, Pioppo bianco Popolus alba, Frassino meridionale Fraxinus angustifolia, Leccio Quercus ilex, Sambuco nero
Sambucus nigra.
Le specie si uniscono alle altre della foresta ripale già presente e di cui fanno parte anche il Noce comune Juglans regia, il Salice pedicellato Salix pedicellata, e il Fico selvatico Ficus carica.
Nel boschetto, tra l’altro, si sta ricavando un’area didattica per favorire la sosta dei visitatori.
Le concerie rupestri di Palazzolo, una decina in tutto e gestite da Natura Sicula, sono le uniche raggiungibili comodamente in auto, quindi proponibili a un pubblico non necessariamente dotato di particolari agilità fisiche.
Malgrado siano abbandonate da circa due secoli, l’acqua continua a entrarvi e a riempire le numerose vasche, estate e inverno.
Durante le visite vengono esposti al pubblico il cavalletto e tutti gli arnesi, opportunamente ricostruiti, che servivano alla scarnificazione, depilazione, calcinazione, concia, rinverdimento, ecc. É possibile anche assistere a una simulazione del processo produttivo.
Le fasi della preconcia e della concia venivano praticate con l’uso di tannino ricavato dalle foglie tritate di Sommacco siciliano Rhus coriaria, un arbusto deciduo che è stato ripiantato in loco a scopo dimostrativo.
Tra le numerose grotte adibite a concerie e tintorie, è presente un palmento rupestre che, recentemente ripulito e reso fruibile, testimonia l’antica vocazione vitivinicola dell’area.
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