Azzerata attività di spaccio tra le vie di un quartiere cittadino
Operazione antidroga all’alba di oggi ad Avola, denominata “Coca drive in” a cui hanno partecipato 60 uomini della Polizia di Stato.
L’attività investigativa, coordinata dal Procuratore Fabio Scavone e dal Sostituto Procuratore Gaetano Bono, ha portato all’esecuzione, con la collaborazione della Squadra Mobile aretusea e della Polizia Scientifica, oltre che del Reparto Prevenzione Crimine di Catania e delle Unità Cinofile Antidroga della Questura di Catania, di 8 misure cautelari, con l’arresto di 7 persone.
Durante le perquisizioni sono state rinvenute e sequestrate alcune dosi di cocaina, bilancini di precisione e vario materiale per il confezionamento dello stupefacente.
Dalle indagini è emerso che, a partire dal dicembre 2020, erano in corso accordi finalizzati a far arrivare forniture di droga da Catania ad Avola: in soli 6 mesi, sarebbero stati numerosi gli acquisti all’ingrosso dello stupefacente che veniva poi trasportato ad Avola e custodito presso un’autocarrozzeria.
Quindi, la sostanza, dall’alta concentrazione di principio attivo, veniva suddivisa in singole dosi e ceduta in strada nelle vie adiacenti all’abitazione di due degli indagati, un uomo ed una donna che, avvalendosi di altri fiancheggiatori, servivano loro “clienti”, mentre questi rimanevano a bordo delle proprie auto con motore acceso, come fossero in una sorta di “drive in”.
In tale contesto è stato arrestato un uomo di 48 anni, autore del traffico di stupefacenti. Sua moglie, di 38 anni, ha proseguito l’attività illecita per conto del marito, anche dopo l’arresto del marito che, nonostante fosse ai domiciliari, continuava, anch’egli, a spacciare droga.
Gli investigatori hanno accertato alcuni incontri tra gli indagati e il catanese, anch’egli arrestato, che ha garantito la fornitura all’ingrosso di stupefacente, e ha proposto le nuove modalità che potessero far proseguire il flusso di stupefacente verso il comune di Avola.
Per il pagamento della droga veniva concesso agli acquirenti credito via via crescente che, tuttavia, molto spesso i “clienti” non riuscivano a rimborsare, subendo per questo gravi minacce e, nei casi più gravi, anche aggressioni fisiche.
Proprio a seguito delle reiterate minacce, una donna ha sporto denuncia in commissariato: era preoccupata per le possibili ritorsioni alla sua famiglia dopo che il figlio tossicodipendente non aveva potuto onorare i debiti assunti.
Osservazione e controllo, anche attraverso sistemi di video sorveglianza, hanno consentito di far luce sugli episodi di estorsione, testimoniante anche da intercettazioni telefoniche.
L’attività di spaccio ha garantito al nucleo familiare che la gestiva ed agli altri di mantenere uno stile di vita ampiamente superiore alle loro possibilità economiche.
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