Sorbello avrebbe accettato “la promessa di ottenere voti in cambio di denaro e dell’impegno ad adoperarsi per agevolare la scarcerazione del figlio di Giuseppe Montagno Bozzone”
Sarebbero state le tante intercettazioni telefoniche e ambientali a svelare il dietro le quinte delle ultime elezioni amministrative di Melilli dalle quali sarebbe emerso, secondo l’accusa, un legame a doppio filo tra mafia e politica.
Da qui la misura cautelare emessa, nell’ambito dell’operazione “Asmundo” dei Carabinieri del Comando provinciale di Siracusa, a carico di Pippo Sobello, già sindaco di Melilli, già deputato e assessore regionale e nuovamente candidato nella tornata del 2022 alla carica di primo cittadino.
A Sorbello viene infatti contestata dalla Dda di Catania l’accusa di “voto di scambio politico-mafioso”.
Nell’ordinanza a firma del Gip del Tribunale di Catania, Giuseppina Montuori, viene ricostruito, intercettazione dopo intercettazione, il presunto tentativo di determinare illecitamente il risultato elettorale a Melilli.
Passo dopo passo, vengono messi in fila tutti i contatti tra Sorbello e Giuseppe Montagno Bolzone, indicato come esponente del clan Nardo.
Il patto viene così disvelato: Sorbello “avrebbe accettato la promessa di ottenere voti in cambio di denaro e dell’impegno ad adoperarsi per agevolare la scarcerazione del figlio di Giuseppe Montagno Bozzone, Antonino, detenuto nel carcere di Caltagirone.
Per riuscire avrebbe anche promesso di mettere a disposizione i propri avvocati, prospettando inoltre l’appoggio di un magistrato che non è stato identificato.
Le intercettazioni proseguono anche oltre l’esito delle elezioni, con esito negativo per Sorbello, e, secondo l’accusa confermerebbero la relazione illecita tra Sorbello e il clan.
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