Il chiarimento emerso dall’audizione di commissaione Ars potrebbe migliorare la gestione delle aree di sosta
“La questione dei parcheggi nelle aree balneari di Pachino e Portopalo è diventata un tema centrale per l’ordine pubblico e la fruibilità del territorio”.
A dirlo è Gianpaolo Miceli, segretario territoriale della Cna di Siracusa e coordinatore regionale di Cna Balneatori Sicilia.
“Durante la scorsa stagione – ricorda – il sequestro di diverse aree di parcheggio ha determinato inevitabilmente un caos significativo, complicando l’accesso al mare e causando disagi ai residenti.
In alcuni casi, il parcheggio incontrollato ha creato situazioni di grave intralcio, rischiando di intrappolare le persone all’interno delle aree stesse.
Recentemente – prosegue – è stata richiesta un’audizione in commissione territorio e ambiente all’Assemblea Regionale Siciliana, coinvolgendo i principali attori locali: i sindaci dei comuni interessati, la Soprintendenza e gli assessorati ai Beni Culturali e Territorio e Ambiente.
Durante l’audizione, è emerso che, nonostante l’area sia soggetta a vincoli paesaggistici, è possibile autorizzare dei parcheggi rispettando determinate condizioni senza modificare sostanzialmente i luoghi.
Questo chiarimento – evidenzia Miceli – rappresenta un’opportunità significativa per migliorare la gestione delle aree di sosta, sempre nel rispetto delle normative vigenti”.
Due le proposte di Cna Balneatori: da un lato il confronto con le amministrazioni comunali di Pachino e Portopalo di Capo Passero, al fine di lavorare in sinergia per stabilizzare una programmazione che includa la pianificazione delle aree di sosta nel piano di utilizzo del demanio marittimo.
Dall’altroc’è la questione dei parcheggi sequestrati tenendo conto dell’applicazione di una norma che nei fatti è stata mitigata dalla recente “interpretazione autentica” dell’assessorato ai Beni Cultural
“Con questi nuovi presupposti – conclude Miceli – alcuni dei parcheggi attualmente oggetto di sequestro potrebbero essere rivalutati e tornare quindi alla pubblica fruizione, sempre ovviamente rispettando le condizioni imposte dal piano paesaggistico e dall’autorità giudiziaria”.
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