“La visione di sviluppo territoriale ed economico – insiste Gradenigo – va ripensata in un’ottica di lungo periodo e di sostenibilità ambientale”
Si infiamma il dibattito sul Piano paesaggistico di Siracusa: tra chi, come il presidente di Ance, Massimo Riili, lo ritiene un virus letale per l’economia, che “mummifica” il territorio e chi, invece, come l’assessore Carlo Gradenigo, lo difende perché ha consentito di “tramandare tracce dell’identità del territorio ad oggi evitandone l’irreversibile trasformazione”.
“In un momento nel quale la natura ci mette ogni giorno davanti agli occhi gli errori del passato, con intere città allagate frutto del disordine urbanistico perpetrato negli ultimi decenni – aggiunge l’assessore – c’è chi ancora usa il termine ‘ambientalista’ in modo dispregiativo, per indicare dei soggetti o una categoria di persone e non una evidente e improcrastinabile esigenza planetaria.
La visione di sviluppo territoriale ed economico – insiste Gradenigo – va ripensata in un’ottica di lungo periodo e di sostenibilità ambientale. Termine quest’ultimo spesso abusato il cui significato – spiega – non si esaurisce nell’uso e scelta dei materiali “sostenibili” per una costruzione ma nella considerazione dell’impatto che la stessa ha sull’ecosistema e il paesaggio che la circonda.
Paesaggi ed ecosistemi altamente fragili sui quali industria, abusivismo e lottizzazioni edilizie ne hanno nel tempo compromesso aspetto ed equilibri idrico e biologico.
Fare tesoro degli errori del passato – conclude l’assessore- serve ad evitare di rimanere ancora una volta vittime delle nostre stesse scelte e a non rinunciare a quel che resta del potenziale per il futuro”.
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