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L'intervento

Pnrr sull’acqua a rischio e il Ddl della giunta Musumeci su un unico ambito territoriale regionale: l’analisi di Salvo Baio

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A lanciare l’allarme è l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente

Nebuloso il futuro della gestione del servizio idrico integrato. Di seguito l’analisi di Salvo Baio dopo lo studio dell’Arera e l’approvazione da parte della giunta regionale siciliana di un Ddl che prevede un unico ambito territoriale regionale: “Al Sud e in particolare in Molise, Campania, Calabria e Sicilia, il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sull’acqua è a rischio. A lanciare l’allarme è l’Autorità (indipendente) di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), la quale, come riferisce il Sole 24 Ore, ha scritto al Governo e al Parlamento per chiedere una urgente modifica del quadro legislativo di settore.

In queste quattro regioni, secondo l’Arera, la debolezza della governance degli ambiti idrici, la persistenza di gestioni frammentarie ereditate dal passato, la difficoltà ad insediare gestioni idriche integrate ostacolano la costruzione di una politica di industrializzazione del servizio. L’impatto sui finanziamenti previsti dal Pnrr potrebbe pertanto essere rovinoso. Si tratta di 4,38 miliardi, di cui 2 miliardi per le infrastrutture idriche primarie.

Finanziamenti ritenuti insufficienti rispetto alla mole delle opere necessarie per eliminare le disfunzioni e la vetustà degli impianti di depurazione dei reflui e delle reti idriche e fognarie e ciò potrebbe comportare una maggiore selettività dei criteri di erogazione dei fondi.

Il disegno di legge della Giunta Musumeci che prevede la costituzione di un unico ambito territoriale regionale e una governance regionale del settore idrico accentra, anziché decentrare, la gestione del servizio idrico integrato riportando indietro l’orologio della riforma. Siamo alla follia.

L’Arera, sulla base di quanto previsto nel Pnrr, sottolinea la necessità di affidare il servizio a soggetti dotati di capacità industriali. Il know how, in un settore delicato per la vita dei cittadini come quello idrico, non si inventa con demagogiche scelte o con la giaculatoria dell’acqua pubblica, anche perché in Sicilia, fatta eccezione per quattro o cinque gestioni private, l’acqua è a totale gestione pubblica.

Il Pnnr non è meno esplicito dell’Arera e senza giri di parole sollecita l’adozione di misure idonee a “potenziare la capacità gestionale del servizio idrico integrato”. Un punto, questo, molto delicato, se si tiene conto, come evidenzia il Pnrr, che nel Mezzogiorno, e in particolare in Sicilia, “l’evoluzione autoctona del sistema non è percorribile”. Non so se è chiaro il senso di questa affermazione: significa che, a causa dell’ arretratezza delle nostre infrastrutture, della mancanza di professionalità diffusa, di imprenditorialità specializzata, da soli non ce la facciamo, per cui o cambiamo approccio o rischiamo di perdere quote di finanziamenti.

La riforma deve essere infatti finalizzata a “rafforzare il processo di industrializzazione del settore favorendo la costituzione di operatori integrati”. Chi ha seguito l’evoluzione della legislazione di settore, a partire dalla legge Galli, o ha dimestichezza con i meccanismi di funzionamento in forma integrata dei sistemi idrici non ha difficoltà a comprendere che senza piani industriali non ci sarà il cambiamento.

I dati contenuti nel Pnrr descrivono un quadro estremamente frammentato nel Mezzogiorno, caratterizzato da 995 gestioni comunali e 74 gestioni industriali. Essi ci dicono che nel Mezzogiorno la gestione idrica è stata ed é quasi interamente pubblica, con i disastri che sono sotto gli occhi di tutti (nella nostra provincia l’unica gestione industriale è quella di Siracusa) e che la strada da seguire è quella dell’economicità ed efficienza della gestione del servizio idrico”.

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