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Sequestro depuratore Ias, Baio richiama la Regione alle proprie responsabilità

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Il nodo sarebbe la mancata ristrutturazione dell’impianto che avrebbe dovuto risolvere le disfunzioni riscontrate già nel 2019

Il sequestro del depuratore dell’Ias e le possibili conseguenze per l’area industriale siracusana tiene banco nelle pagine di cronaca e negli interventi di questi ultimi giorni.

Nella nota di oggi, Salvo Baio cerca di andare al cuore del problema per spiegare quanto è accaduto:

“Nell’ordinanza del Gip, che dispone tra l’altro il sequestro del depuratore, si afferma che l’impianto di depurazione dei reflui industriali è totalmente inadeguato.

Questa affermazione collega l’attuale sequestro giudiziario dell’impianto al precedente sequestro disposto dalla Procura nel 2019.

Il procuratore di allora, dopo aver prescritto una serie di interventi per eliminare le disfunzioni riscontrate nel depuratore, affidò l’impianto stesso in custodia cautelare all’Ias con l’obbligo di eseguire gli interventi prescritti.

Il management dell’Ias, raccordandosi con i tecnici della Procura, ha successivamente predisposto un progetto di ristrutturazione del costo di dieci/dodici milioni per mettere a norma il depuratore.

Questo progetto però non è stato eseguito per mancanza di risorse finanziarie.

Questo è a mio avviso il cuore del problema e probabilmente una delle cause principali che ha dato vita all’ inchiesta della Procura.

A chi spetta finanziare il progetto? Trattandosi di manutenzione straordinaria, il costo degli interventi di risanamento non può che essere a carico del proprietario dell’impianto, cioè dell’Irsap e quindi della Regione Sicilia. Cosa che naturalmente non è avvenuta.

L’organismo di gestione dell’Ias ha inserito la richiesta di finanziamento nell’istanza di riconoscimento di area di crisi industriale complessa che il governo Draghi ad oggi non ha esitato.

Le industrie che fruiscono del depuratore si sono dichiarate disponibili ad intervenire con proprie risorse a fronte della garanzia a proseguire nell’esercizio dell’impianto per un congruo arco temporale, garanzia che nessuno può dare tenuto conto della provvisorietà del rapporto convenzionale con l’Irsap.

In questo quadro precario, quale banca concede un mutuo così rilevante senza robuste garanzie?

Bisogna inoltre aggiungere che l’impianto di deodorizzazione, finalizzato ad abbattere i miasmi, non è mai entrato in funzione perché strutturalmente inadeguato per carenze progettuali come risulta da una consulenza affidata dall’allora presidente Sara Battiato ad un’università del nord e a quanto mi risulta trasmessa per quanto di competenza alla Procura.

Il risultato di questo coro di “non spetta a me mettere i soldi” è che le disfunzioni dell’impianto di depurazione non sono state eliminate ed inevitabilmente l’inchiesta giudiziaria del giorni scorsi ha fatto venire i nodi al pettine.

La politica, e in primo luogo la Regione Sicilia, dovrebbe partire da qui se vuole risolvere il problema di fondo”.

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