Dopo l’archiviazione del caso come suicidio la famiglia ha presentato istanza di riapertura del procedimento alla Cedu per “gravi carenze investigative”
Qualcosa sembra cominciare a muoversi sul caso del caporale siracusano Tony Drago, trovato morto nella notte tra il 5 e il 6 luglio del 2014 all’interno della caserma Sabatini di Roma.
Dopo la sentenza di archiviazione del caso come suicidio da parte del gip di Roma, la famiglia non si è arresa, nell’intento di avere giustizia e a 7 anni dalla morte la Corte Europea dei Diritti Umani sta esaminando il ricorso presentato per la riapertura del procedimento a causa delle tante carenze investigative e zone d’ombra sul caso.
Lo dice e scrive con un barlume di speranza la sorella di Tony Drago, Valentina proprio nel giorno del settimo anniversario della morte del fratello:
“Gli anniversari non fanno che segnare un solco sempre più profondo di ingiustizia, ma quest’anno è arrivato un segnale di speranza: la Corte Europea dei Diritti Umani sta finalmente prendendo in esame tutti i documenti del ricorso per avere giustizia. Non sono un legale e non mi permetto di disquisire sugli effetti di una nostra vittoria, ma sono sicura che la riapertura del caso porterebbe a nuovi sviluppi. Io nel frattempo faccio quello che posso: scrivo. Provo a ridare vita a mio fratello sulla carta, a dargli quel futuro che gli hanno tolto senza motivo e senza pietà. E un giorno, chissà se i colpevoli e i responsabili (tutti hanno un nome e un volto conosciuto) si stancheranno di portarsi dentro il marcio. Chissà”.
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