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Uno sparo nel buio

SOLO LA MUSICA CI PUO’ SALVARE

di Bruno Formosa
SOLO LA MUSICA CI PUO’ SALVARE

Le ragioni dell’effetto balsamico delle melodie

Perché noi gregari siamo fatti così, stiamo in scia, ci guardiamo bene dall’adottare quelle decisioni che attengono ai leader, a coloro i quali fanno risiedere nell’intelletto e nel coraggio le ragioni del loro successo.

Noi gregari, invece, preferiamo una vita più serena, lontana dalle sorgenti di stress, consapevoli della nostra condizione che risulta incompatibile con il compito di prendere iniziative, proporre nuove idee, indicare direzioni. Ciò premesso, mi autodenuncio preventivamente (come direbbe Frassica, faccio comin’ soon) e confesso di copiare pari-pari un’idea di tale Joe Strummer che scrive su un blog denominato Strummerleaks.

Questo scrittore-giornalista-musicologo appartiene alla categoria dei leader, ed è sua l’idea, che faccio mia, di scrivere di musica nel suo blog. Un pallino di entrambi da sempre, con la differenza sostanziale che lui parra correntemente l’inglese (avendo avuto il culo d’innamorarsi d’una madrelingua), e ciò lo pone in una posizione di incolmabile vantaggio nell’analisi dei testi delle canzoni che talvolta sono così criptici che non si comprenderebbero neanche se fossero scritti in italiano.

(Prendete quei gran figli di una schiaccia e mangia degli artisti di Hip -hop: non solo spesso e volentieri rappano in slang, ma lo fanno per giunta ad una velocità supersonica.)

Io – me tapino – talvolta sono costretto a ricorrere al traduttore di Google per districarmi nel ginepraio delle ingarbugliate metafore utilizzate dai maledetti parolieri. Il rimedio è di gran lunga peggiore del male. Non è un mistero che il servizio del traduttore di Google sia, per così dire, fantasioso e troppo spesso tutt’altro che utile. Capite bene, quindi, che il gap con Strummer risulta voraginoso.

(Segue un commercial che se in termini di conflitto di interessi, potesse competere con il più spregiudicato Berlusconi, trionferebbe agevolmente.)

Il lunedì nel tardo pomeriggio (alle 19) su www.radioregione100.it va in onda (anzi, in rete) un programma ideato e condotto da un dj, di cui non ricordo il nome, che è fortemente convinto dell’effetto balsamico dell’Afrobeat sui mali dell’anima, del ruolo lenitivo del Go-go Funk sulle ferite dello spirito, dei magnifici risultati riportati dalla Cumbia nella gestione dell’umore, della miracolosa incidenza della New-Bossa nelle dinamiche matrimoniali.

D’altronde, diciamolo chiaramente, il compito di vivere in una città come Siracusa, stupenda per chi ci viene in vacanza, è praticabile soltanto a condizione che si disponga di un antidoto affidabile. Scartate le droghe, l’abuso d’alcool, la sesso-dipendenza ed il serial-killeraggio, rimane ben poco oltre al Jazz, per dire.

E poi, grazie alla passione per le musiche, si scoprono quegli interessanti sottoboschi culturali connessi alle produzioni discografiche. Il Web è un alleato prezioso per apprendere cosa si celi dietro l’amore di Quantic per la tradizione del Centroamerica, oppure perché un dj giovanissimo come il greco Panama Cardoon si disinteressi del pop per incidere Rumba e Cumbia infarcendole di moderna elettronica, e si scopre anche l’esistenza del messicano Dj Neber che impone al mondo del Clubbing le sue playlist con le versioni remixate di canzoni Rancheras o Mariachi di ottant’anni fa, e lo fa con la stessa nonchalance di un dj che passa Pop o Reggaeton. Setacciando al microscopio le note biografiche di questi ed altri dj/producers, si scopre ciò che è facilmente intuibile. Il vissuto di ciascuno di loro è cadenzato da battaglie contro il razzismo, contro i governi autoritari, contro le guerre ed il traffico delle armi.

I tre sono in splendida compagnia, fra i maggiori musicisti produttori di casa nostra, ad esempio c’è DJ FARRAPO, alias Giorgio Cencetti da Bologna, attento alle politiche sociali quanto a quelle culinarie (essendo uno degli chef più famosi della sua zona). Nell’ambito del Clubbing c’è poi la nutrita schiera di produttori che, spesso, dividono la loro attività fra consolle da dj e strumenti musicali, e fra questi Renegades of Jazz, Suonho, Dem Juju Poets, Sono Rhizmo, Palov & Mishkin, e l’americano Nickodemus particolarmente attratto dalle atmosfere mediorientali. Nickodemus utilizza spesso la sua musica perché non venga distolta l’attenzione dal dramma siriano.

Ci sono anche dj/producers con i fiocchi di origini siciliane come Fabrizio Samperi (aka The Captain), Massimo Napoli, Roberto Samperi, tanto per citarne alcuni.

Per concludere, ai tedeschi Mo’ Horizons va ascritto il merito di aver creduto in tempi non sospetti che La cartina di tornasole del nostro secolo può essere la musica, disciplina oltremodo rivelatoria. Dimmi che musica ami e ti dirò chi sei, insomma.

Adesso Joe Strummer chioserebbe certamente con “Hasta la Cumbia siempre”, ma io non lo farò.

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