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la relazione del garante

Suicidio a Cavadonna a inizio maggio: “Il detenuto doveva essere trasferito da giugno 2023”

agente

Oltre al sovraffollamento e a carenze strutturali, è emersa in tutta la sua gravità la carenza di personale sanitario con 180 ore scoperte per il mese di maggio

Il detenuto che si è suicidato nella sua cella del carcere di Cavadonna il 4 maggio scorso doveva essere trasferito già a giuigno del 2023.

L’Amministrazione aveva richiesto, dietro apposita relazione sanitaria, il trasferimento presso una Comunità di Recupero o Cta..

Lo rivela il Garante per i Diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Siracusa, Giovanni Villari, dopo aver parlato con il Comandante del Corpo di Polizia Penitenziaria dell’istituto Cavadonna, il Commissario Militello, nel corso di una visita nella struttura carceraria.

In prima battuta è stato visitato il Blocco 10, che ospitava il detenuto che si è suicidato.

“La parte del corridoio a pian terreno, coinvolta dall’incidente – si legge nella relazione del Garante – è attualmente in fase di ristrutturazione.

A lavorarci sono operai selezionati tra gli stessi detenuti, in art. 21 in servizio presso la Mof, regolarmente contrattualizzati e remunerati.

Una ditta esterna realizzerà invece tutti i lavori di adeguamento e completamento delle due stanze ad uso speciale.

Seguiranno le adeguate operazioni di disinfestazione e risanamento periodiche”.

L’altro grosso problema è l’infestazione da scabbia in tutta la sezione. Il Garante ha suggerito al personale responsabile del cantiere e, in seguito, ha proposto al Direttore dell’Istituto, Tiralongo, “di creare un certo distanziamento tra le finestre delle camere di detenzione a piano terra e l’area verde adiacente, che potrebbe essere,
unitamente alla folta presenza di guano di colombi, una fonte probabile di proliferazione e diffusione di parassiti.

Il distanziamento sarebbe realizzato tramite l’allargamento cordolo in cemento già esistente rendendolo significativamente più ampio”.

Dalla visita, durata ben 8 ore, è stato riconfermato il problema del sovraffollamento aggravato dalla presenza di
detenuti che necessitano di terapia psichiatrica.

E se da un lato è stata lamentata, a causa della grave carenza di personale nell’organico della Polizia penitenziaria, l’impossibilità di  utilizzare l’area verde designata per i colloqui dei detenuti insieme alle rispettive mogli e ai figli
minori, dall’altra è emersa in tutta la sua gravità la grave carenza di personale sanitario.

“Dal programma di turno di maggio – riferisce Villari – risultano 29 turni scoperti (di cui 12 notturni), per un totale di 180 ore non coperte”.

L’ultima parte della visita è stata dedicata al Blocco 20 dove continuano a essere rilevate costanti perdite di acqua dai solai”.

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