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“Tempesta perfetta” minaccia il Petrolchimico: Fiom Cgil e Uilm: “Sì allo sciopero del 12 novembre”

tempesta

Condivisa la necessità di scendere in piazza il 12 novembre per reclamare un tavolo nazionale sul Petrolchimico

L’annunciato stop dell’impianto Etilene, la chiusura di impianti strategici di Isab Goi e di Sasol in combinato disposto con la spada di Damocle dell’irrisolta vicenda Ias, rappresenta la “tempesta perfetta” che rischia di mettere in discussione l’intero sistema industriale e circa 10.000 posti di lavoro”.

A dirlo è il segetario provinciale della Fiom Cgil, Antonio Recano.

“Il petrolchimico di Priolo, ha bisogno – spiega -di un’interazione tra iniziativa pubblica e iniziativa privata, di un piano economico sostenuto da uno Stato che sappia indicare in modo chiaro i settori strategici, gli obbiettivi, i tempi e le coperture finanziarie per politiche industriali fino ad ora inesistenti, ha bisogno, quindi, di realizzare un non più procrastinabile processo di transizione dalla forte connotazione sociale.

Ma – ammonisce il segretario dei metalmeccanici della Cgil –  i segnali che arrivano dal Governo e dal sistema industriale sono preoccupanti ed allora l’unica risposta possibile per i lavoratori e per il sindacato resta l’iniziativa, la mobilitazione generale.

A decidere le sorti del Petrolchimico – conclude –  sarà la capacità di lotta dei lavoratori, per questo motivo ribadiamo la necessità di scendere in piazza il 12 novembre per reclamare un tavolo nazionale sul Petrolchimico e insieme ai lavoratori lanciare un forte grido di rabbia verso chi mette in discussione il futuro di un intero territorio”.

Anche la Uilm si dice pronta a scendere in campo il prossimo 12 novembre. Lo afferma Giorgio Miozzi, segretario generale provinciale dopo l’attivo del settore industria di qualche giorno fa.

“Non ci piace lo scenario che si sta prospettando: Eni chiude gli impianti perché in perdita e ci dicono che verranno investiti circa 2 miliardi per la transizione, ma tante volte abbiamo ascoltato intenzioni alle quali non si è poi dato seguito. Non possiamo correre questo rischio.

I problemi della zona industriale sono molteplici – prosegue Miozzi -: gli impianti di cogenerazione Isab ad esempio sono fermi e ciò crea enormi disagi alle aziende metalmeccaniche, di servizi e di trasporti collegate perché a loro volta rimangono ferme.

Il blocco di quasi tre impianti – dice ancora – porterà inevitabilmente ad un calo dei livelli occupazionali.

 Eni è un’azienda a partecipazione statale e come tale anche il Governo è corresponsabile di tutto ciò e si deve quindi adoperare per garantire i livelli occupazionali attraverso la realizzazione di una transizione energetica, che deve avvenire con gli impianti accesi e non fermi, che porti a uno sviluppo sostenibile di questo polo industriale e di questo territorio che è stato fino ad oggi usato dalle grandi aziende che hanno avuto ampi margini di profitto per cui possono perderci qualcosa, perché la priorità sono e rimangono sempre i lavoratori.
Ecco perché – conclude Miozzi – gridiamo a gran voce che c’è bisogno di una grande manifestazione e di uno sciopero in programma giorno 12 novembre”.

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